Lavoratori autonomi, dopo la pandemia risalgono i numeri ma solo le “nuove professioni” senza ordine o albo professionale e crollano le partite Iva tradizionali. La Cgia di Mestre ha elaborato i dati Inps relativi all’andamento delle partite Iva nell’ultimo anno, nel pre-pandemia e rispetto al 2014. I numeri sono chiari: aumentano le figure professionali non normate come social media manager. consulenti aziendali o sociologi, calano nettamente gli autonomi “classici”: agricoltori, commercianti ed artigiani. Nel periodo 2022-2014 la provincia di Viterbo risulta 74° in Italia per calo di partite Iva “classiche” con 2.804 unità in meno pari al calo del 10,5%. Si è passati dalle 26.709 unità del 2014 alle 25.030 del 2019 ed alle 23.905 del 2022. Il calo medio regionale è stato dell’8,0% e nazionale dell’11,7%. Entrando più nello specifico la Tuscia, per quanto riguarda gli artigiani, peggiora la propria classifica al 56° posto nazionale risentendo del calo del 14,8% tra il 2022 ed il 2014 con una perdita di 1.443 unità. Si è passati dai 9.770 lavoratori artigiani del 2014 ali 8.681 del 2019 ed ai 8.326 del 2022. I commercianti vedono la Tuscia in una situazione ancora peggiore al 43° posto in Italia con una flessione tra il 2022 ed il 2014 del 12,5% pari ad una perdita di 1.511 unità: si è passati dai 12.045 lavoratori censiti Inps del 2014 agli 11.002 del 2019 ed ai 10.534 del 2022. Note timidamente positive, invece, arrivano dagli agricoltori che, rispetto alle altre due categorie di autonomi “classici”, hanno registrato una crescita del 3,1% tra il 2014 ed il 2022 pari a 150 unità ma una flessione nel confronto 2022-2019. Nel 2014 c’erano 4.894 partite Iva agricole, nel 2019 5.347 e nel 2022 5.044. In quest’ultimo caso hanno avuto un forte influsso i problemi legati ai cambiamenti climatici ed all’aumento dei costi delle materie prime, in primis per la guerra in Ucraina, unito a quello della pressione fiscale. In Italia, rispetto al 2004, si sono persi oltre un milione di partite Iva. Nel complesso hanno influito positivamente le “nuove professioni” legate alla diffusione dello smartworking e del lavoro da remoto, la cui esplosione è stata dovuta, soprattutto, dagli obblighi imposti dal lockdown da Covid. Inoltre sta giovando alla diffusione dei lavoratori autonomi di nuova generazione anche l’introduzione del regime forfettario per ricavi e compensi inferiori agli 85 mila euro. Il Lazio è 11° in Italia per l’andamento degli autonomi nei periodi 2023/2022 e 2023/2019 e il Centro Italia è la macroarea italiana che ha sofferto di più. Si prospetta, quindi, un progressivo cambiamento della platea dei lavoratori autonomi con lo sviluppo di nuove professioni soprattutto digitali e legate ai lavori da remoto e alla cosiddetta new economy e un calo progressivo e, sembra, inesorabile, delle occupazioni tradizionali del commercio, agricoltura ed artigianato.