LADISPOLI - Una querela contro ignoti per capire se ci siano delle responsabilità per la morte di Alvaro Agostini, da tutti a Ladispoli conosciuto come "Alvarone". Il 70enne è scomparso tragicamente il 2 febbraio scorso. La famiglia ha presentato querela contro ignoti e ora spetterà agli inquirenti capire se ci siano delle responsabilità o meno. «Aspettiamo di conoscere l'esito dell'autopsia disposta sulla salma dell'uomo - ha spiegato il legale della famiglia, l'avvocato Carmelo Pirrone - per capire se ci siano delle responsabilità». La moglie dell'uomo ha raccontato il calvario vissuto dal marito quella mattina. Dopo essersi normalmente alzato, Alvaro Agostini avrebbe iniziato a sentirsi male, urlando per il dolore, già intorno alle 7, tanto da chiamare la moglie che, ancora in pigiama, lo ha portato al Pit di Ladispoli per farlo visitare. Qui, dopo una breve visita, secondo il racconto della moglie, l'uomo sarebbe stato mandato via, anche se le sue condizioni non risultavano migliorate, con un sanitario che ha suggerito alla donna di portarlo in ospedale per ulteriori accertamenti. Un tragitto, in auto, lungo 20 minuti. Percorrendo la Settevene Palo Nuova, la donna è riuscita a portare il marito all'ospedale di Bracciano (l'Aurelia Hospital, in auto, sarebbe stato difficile da raggiungere in tempi brevi a causa della mole di traffico verso la Capitale a quell'ora del mattino). Qui la tragica verità: uno stent si sarebbe distaccato causando una emorragia. Alvaro era gravissimo, andava subito elitrasportato in un ospedale romano. Elisoccorso che - sempre secondo quanto si legge nella querela - avrebbe deviato dal Gemelli al San Camillo in quanto nel primo ospedale non c'erano sale operatorie disponibili. Ma a quel viaggio purtroppo, Alvaro, non è sopravvissuto. Il suo cuore non ha retto. Ora la famiglia vuole capire se ci siano delle responsabilità. Se con l'intervento tempestivo, magari già al Pit, di un elisoccorso, o se con un trasbordo in ambulanza verso l'ospedale, l'uomo si sarebbe potuto salvare.