CIVITAVECCHIA - "La cava di Viterbo mi ha causato solo problemi". A parlare è l'imprenditore cinese Jin Wei Ming, a Civitavecchia notissimo come Jin Feng, che contesta la versione dei fatti raccontata dalla famiglia Rossi a Viterbo, circa il sequestro dell'area e dei macchinari.
"Sono io il danneggiato - dichiara Jin Feng, mostrando un atto del Tribunale di Viterbo - ed ho ottenuto la nomina di un mio addetto come custode degli impianti della cava".
Nella Tuscia l'imprenditore cinese ed i due fratelli viterbesi da tempo hanno intrapreso una battaglia a colpi di carte bollate: Jin Feng è divenuto infatti socio di maggioranza della Romanacav srl, ma i Rossi sono rimasti titolari delle aree su cui insistono gli impianti per la frantumazione della roccia e per il bitume ed hanno sfrattato la società di cui sono rimasti soci di minoranza.
"In realtà - afferma Jin Wei Ming - verso la fine del 2013 sono entrato in società, con una piccola quota, perché per diversificare i miei settori di attività ero entrato in contatto con la Sat per la realizzazione di un piccolo tratto dell'autostrada, tra Civitavecchia e Tarquinia. Tramite Enzo De Francesco conobbi i Rossi, che mi cedettero una parte delle quote. Poi mi sono accorto che la cava in realtà era esaurita da diverso tempo e che alla società erano rimasti solo i mezzi e gli impianti. Ho investito altri soldi, fino a diventare il socio di maggioranza e ora vorrebbero togliermi tutto, con lo sfratto, che renderebbe inutilizzabile tutto quanto. Non credo sia giusto, e infatti il tribunale mi ha dato ragione, nominando un nostro addetto custode".
Jin Feng chiarisce anche il legame con Moscherini e la vicenda delle presunte pressioni per vendere la cava o la pietra: "Quando mi venne proposto di entrare nella Romanacav - spiega l'imprenditore cinese - in realtà la trattativa per la cava e la pietra al porto era già conclusa e con me non ne parlarono mai né i Rossi, né Moscherini. A me interessava per l'autostrada, poi mi sono accorto che era un bidone, perché la cava era esaurita e si sarebbe dovuta comprare la pietra altrove, sborsando altri soldi. E non ho mai saputo nulla nemmeno dell'accordo tra Rossi e Moscherini tramite la Gbu, perché pur essendo socio al 50% non mi occupo della gestione dell'azienda metalmeccanica. Del resto, per quanto riguarda la cava, alla fine proposero a me l'acquisto di una piccola parte delle quote perché ormai erano sfumate le altre possibilità".
In effetti, risulta proprio che Jin Feng acquistò il 10% della Romanacav a fine luglio 2013, quando l'esposto dei cavatori sui lavori alla darsena era stato presentato da un paio di mesi, ed era uscito sulla stampa "facendo infuriare Moscherini", come risulta che avrebbe detto Giulio Rossi dagli atti dell'inchiesta, perché la pubblicazione della denuncia aveva fatto fallire definitivamente la trattativa.
Tra novembre 2013 e dicembre 2014, con successivi finanziamenti, lo stesso Jin Feng è poi arrivato a detenere il 60% delle quote. E nel 2015 il conflitto tra i soci è esploso a colpi di querele, fino al provvedimento della scorsa settimana (il 18 marzo) che ha riconosciuto all'imprenditore cinese la custodia degli impianti, in attesa che si chiarisca la sorte dei terreni, rimasti di proprietà dei Rossi.
Resta da capire, se è vero che la pietra era già esaurita da tempo, come Moscherini potesse pensare di vendere la cava per 20 milioni di euro, ricavandone una commissione dell'8%.
Nel frattempo, per quanto concerne la Gbu, la socia di minoranza Anna Maria Romitelli dovrebbe essere nominata amministratore unico al posto di Moscherini, per garantire la continuità aziendale in attesa che si chiarisca la posizione dell'ex sindaco.