«Noi ci ricorderemo anche da che parte stava il nostro Comune, la nostra sindaca Chiara Frontini, a cui è stata inviata una mail, una pec istituzionale, dall’associazione universitaria per la cooperazione e lo sviluppo per affiggere, oggi, un telo bianco, non la bandiera palestinese».

Va giù senza peli sulla lingua Sandra Gasbarri di Aucs Viterbo a piazza del Plebiscito, punto finale della marcia de ‘L’ultimo giorno di Gaza’, organizzata oggi a Viterbo dal Tavolo della pace, partita alle 17 da piazza Verdi e, dopo il passaggio da via Marconi, confluita di fronte al municipio.

Era stato richiesto alla prima cittadina, con richiesta ufficiale, di esporre un lenzuolo bianco, fuori dalle mura di Palazzo dei Priori, come tutti i manifestanti hanno fatto come simbolo del sudario dei 50 mila morti di Gaza. E, invece, questo non è successo. Da qui l’attacco senza se e senza ma a Chiara Frontini ma anche al Governo Meloni e alla stessa premier per come sta gestendo i rapporti con Israele nella guerra contro Gaza. Con tanto di fischi della piazza.

Al grido di “Palestina libera” si sono succeduti vari interventi degli esponenti del Tavolo della Pace che hanno ricordato il dramma di Gaza e la prossima manifestazione nazionale del 21 giugno a Roma contro il riarmo, il genocidio, l’autoritarismo. In piazza alcune centinaia di persone tra cui tante donne palestinesi residenti a Viterbo con molti slogan urlati in arabo. «Basta con il genocidio palestinese – ha detto Paola Celletti – vogliamo denunciare il silenzio delle istituzioni italiane ed europee che si voltano dall’altra parte di fronte a questo massacro. Si parla di guerra in Palestina, ma questa non è una guerra perché non si stanno combattendo due eserciti l’uno contro l’altro: c’è uno solo di esercito, quello israeliano, che sta massacrando donne, uomini e bambini innocenti. A Gaza non c’è più niente, non ci sono più ospedali, acqua, cibo. A Gaza si amputano gli arti senza anestesia: dove sono i valori europei e italiani? Quelli di massacrare un popolo?».

Cipriana Contu, presidente Arci Viterbo, ha detto che «ci aspettavamo una partecipazione così numerosa perché quando c’è in gioco qualcosa di così grande le persone rispondono e la società civile è presente. Ci siamo detti tante volte che non dobbiamo stancarci di fare rumore e oggi il rumore lo abbiamo fatto marciando in silenzio in ricordo delle tantissime persone che sono morte e stanno morendo perché qualcuno le sta uccidendo con tanti complici di questo».

Contu ha aggiunto che «siamo arrivati a usare la fame e la sete come armi di guerra, fare morire le persone di fame e sete è la cosa più atroce e ancora ci chiediamo se si tratta di un genocidio? Stiamo tornando indietro: è come se quello che si è vissuto non ci ha insegnato nulla».

«Ognuno di noi ha capito – ha detto il portavoce del Tavolo per la pace di Viterbo Mario Di Marco - la mostruosità che sta accadendo a Gaza: voglio ricordare gli ultimi 9 bambini che sono rimasti sotto le macerie di una di queste bombe che non distinguono assolutamente tra civili o soldati o guerriglieri. Bombe che sono accompagnate da atti criminali come uccisioni a sangue freddo di quegli operatori sanitari, eroi, che malgrado il pericolo sono ancora a Gaza e sono morti e centinaia. Così come i giornalisti, ne sono morti oltre 200».

L’iniziativa, che si è svolta in molte parti d’Italia, è stata promossa da Tomaso Molinari, storico e saggista e da Micaela Frulli, professoressa di diritto internazionale, con il contributo di altri intellettuali e docenti.