Matteo ha questa parabola sull'origine del male e su come affrontarlo. All'inizio c'è solo il buono del terreno e la bontà del seme. La zizzania, opera del nemico, si aggiunge, ma non è l'esito finale. Perché il "no" del padrone davanti all'ipotesi di andare adesso a sradicare la zizzania, per non estirpare, insieme alla zizzania, anche il grano e perché tutto è rimandato alla fine. Non è rassegnazione, ma grazia di conoscere in anticipo il giudizio divino, in modo che ci si possa convertire e vegliare. La piccolezza del seme e l'immagine del lievito nascosto (impastato, nella pasta) dice che il bene e la grazia, da Gesù in poi, sono presenti in ogni prossimo, in ogni occasione. Parabole all'aria aperta - campi, semine e mietiture, granelli che si fanno alberi - o nel fresco di una cucina dove una donna impasta la farina perché lieviti e diventi pane. In mezzo e di nascosto - "di notte" - l'opera del nemico che frammischia la zizzania del male mescolandola al bene. Eppure il punto centrale di questo Vangelo non credo sia la domanda sulla provenienza del male; neppure la tensione e l'ansia dei servi che vorrebbero estirpare la zizzania. Il cuore delle parole del Signore è nella misericordiosa pazienza di Dio per il peccatore, non per il male che si mescola al bene. Il primato è sempre di Dio, dall'inizio alla fine; il campo e il seme buono sono suoi; suo sarà, alla fine, il buon grano. E i servi? Non è loro il compito di mietere il grano e bruciare la zizzania, alla fine del mondo, ma degli angeli. E allora? Il compito dei servi è quello di essere semi buoni, discepoli del Maestro, "figli del Regno". Il male c'è e si vede, ma è sempre mescolato al bene. Il comando del Signore è quello di lasciarli crescere piuttosto che rischiare di sradicare, col male, anche il bene. Più che ostinarsi a combattere il male è necessario lasciare che il buon seme cresca, in noi e attorno a noi. La misericordia ha qui i tratti di una sospensione umile, di una fiducia certa. Se molti sono i nomi e i volti del male (ingiustizia e violenza, illegalità e corruzione, delitti e prepotenze) altrettanti e di più sono i volti del bene e delle virtù (cardinali, teologali, umane, sociali). Queste parabole fanno pensare alla grandezza di Dio! È un vero Signore che dà all'uomo la libertà e gliela lascia. Lascia crescere il bene come il male. Impedisce ai servitori di intervenire, perché il processo non è ancora compiuto. I pensieri e i tempi di Dio sono diversi da noi che ci identifichiamo con il grano e gli altri sono sempre la zizzania. Dio ci accetta non perché siamo buoni, ma perché lui è buono. Se Dio ci lascia crescere, è perché possiamo conoscerlo per quello che è: Padre.

*Don Ivan Leto

sacerdote della Diocesi

Civitavecchia - Tarquinia