GIUSEPPECERVETERI - Era il boss pentito Giuseppe Pulvirenti, 79 anni, l’uomo morto il 2 febbraio scorso in un incidente stradale avvenuto a Cerveteri. L’ex uomo di fiducia di Benedetto Santapaola, divenuto collaboratore di giustizia diversi anni fa, era uscito dal programma di protezione da due anni e non aveva cambiato identità. Soltanto ieri fonti legali qualificate hanno ufficializzato la notizia a Catania. ‘‘U Malppassotu’’, così veniva chiamato, che da tempo non deponeva più in Tribunale perché le sue testimonianze riguardavano processi già passati in giudicato, aveva ottenuto di ‘‘capitalizzare’’ la sua collaborazione uscendo dal programma di protezione. Con i soldi ottenuti si era comprato una casa di campagna nella zona di Velletri, dove viveva con la sua nuova compagna e il loro figlio adesso maggiorenne, dando sfogo a quella che era una delle sue passioni: l’agricoltura e l’allevamento di animali da cortile. Per arrotondare la pensione dell’Inps, saltuariamente lavorava come custode notturno in un parco giochi. Vi si recava sempre con quello che era il suo mezzo di trasporto: la moto Ape, che usava per spostarsi anche quando era latitante. Proprio con l’Ape il boss ha perso la vita. Ai suoi legali raccontò che la usava perché gli piaceva ma anche per ‘‘mimetizzarsi’’. Da ricercato, rivelò ai suoi avvocati senza mai metterlo a verbale, superò un posto di blocco fingendo un guasto, gli investigatori lo aiutarono a farla ripartire, non sospettando che quell’anziano contadino potesse essere uno dei più sanguinari e ricercati boss di mafia della Sicilia orientale.