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CERVETERI - Una voce civile, documentata e appassionata si leva da Valcanneto, dove il gruppo di cittadini volontari riuniti sotto il nome di “Amici del Bosco” ha inviato all’Assessore all’Ambiente Alessandro Gnazi una lunga e articolata riflessione sulla gestione – o meglio, sull’abbandono – del bosco pubblico locale. Per gli “Amici del Bosco” – che da anni si occupano del bosco promuovendo attività di tutela e proposte progettuali – il bilancio è amaro: il Comune, pur essendo proprietario del bosco dal 2022, avrebbe lasciato passare anni senza un vero piano gestionale, senza ascoltare le proposte avanzate dal gruppo e soprattutto senza attivare le misure necessarie per monitorare e proteggere l’area, nonostante i segnali di criticità, tra cui la presenza di patogeni e alberature a rischio. Il cuore della critica sta proprio qui: la lentezza dell’amministrazione e la mancanza di risposte. Il “Progetto Bosco Valcanneto”, elaborato tre anni fa e inviato ufficialmente al Comune, non è mai stato preso in considerazione. Due lettere inviate all’attuale assessore per chiedere un incontro sono rimaste senza risposta, nonostante una disponibilità manifestata informalmente. Solo a fine maggio, dopo mesi dall’arrivo delle analisi fitosanitarie, è stata convocata una riunione informativa, a cui il gruppo ha partecipato con spirito collaborativo ma con profondo rammarico. Dal 2023, il gruppo ha segnalato l’urgenza di intervenire per contenere la diffusione del fungo Biscognauxia mediterranea, senza ricevere riscontro operativo. Intanto, ricerche scientifiche indipendenti hanno evidenziato la presenza di 74 specie animali, tra cui diverse inserite nelle direttive europee Habitat e Uccelli, sottolineando il valore naturalistico del sito e la necessità di un piano di conservazione. Eppure, denunciano gli attivisti, nessuna strategia di lungo periodo è stata avviata, nessuna perimetrazione precisa condivisa, nessun piano forestale redatto. Ora, a fronte dell’ordinanza sindacale, il gruppo solleva ulteriori interrogativi: il campionamento effettuato dal Servizio Fitosanitario, limitato a tre alberi e due campioni di terreno, è sufficiente a giustificare una chiusura totale del bosco? È accettabile che, dopo anni di inattività, si decida di intervenire senza un’analisi approfondita dello stato delle alberature, e senza prevedere la conservazione di alberi morti funzionali all’equilibrio ecologico? La richiesta è chiara: non basta un intervento d’emergenza. Serve una visione strategica, un piano di gestione forestale trasparente e condiviso, tecniche di valutazione precise e scientifiche per gli abbattimenti e soprattutto il coinvolgimento reale di chi, come gli “Amici del Bosco”, ha dimostrato nei fatti di voler tutelare il bene comune. Il bosco – concludono i cittadini – non può essere considerato solo un problema di sicurezza. È un patrimonio naturalistico e sociale che merita attenzione, ascolto e futuro. E il tempo per agire, adesso, è davvero finito.
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