CERVETERI - «La mia storia evidentemente non è servita a nulla». Lo sfogo non è di un cittadino qualsiasi, ma di Alessandro Ognibene, kitesurfer che il 3 ottobre del 2018 venne risucchiato da un potente Chinook mentre stava per entrare in acqua nello specchio di Torre Flavia, a Ladispoli. E l’altro pomeriggio lui stesso si trovava in spiaggia a Campo di Mare assieme ad altri amici per una giornata all’insegna del divertimento. Quando, all’improvviso, sono arrivati di nuovo due elicotteri militari a bassa quota. «Un’altra sorpresa direi sgradita – ha scritto il romano di 54 anni – non si può passare a pochi metri sulla testa delle persone. Per legge devono stare a 170 metri da terra e dall’acqua. Così si rischia un altro incidente ancora. Questi sono elicotteri da guerra, è bene ricordarlo, ne va della sicurezza dei cittadini ma evidentemente il mio caso non è stato sufficiente per migliorare la situazione dal punto di vista della sicurezza ed è un gran peccato». Gli altri sportivi si sono ben guardati da entrare in acqua attendendo che i velivoli andassero via. È una convivenza sempre più complicata considerato che gli elicotteri – come dimostrato da alcuni video diffusi anche sui social – non viaggiano sempre ad alta quota. Sul caso di Ognibene, vivo per miracolo, tra l’altro c’è un processo giudiziario tuttora in corso dove alla sbarra, presso il giudice di pace di Civitavecchia, ci sono tre graduati: un ammiraglio della Marina militare e due piloti dell’Esercito imputati per lesioni colpose relativamente a quell’incidente. «Quelle immagini sono scolpite nella mia mente – conclude Ognibene – ci penso ogni giorno, ho ancora delle difficoltà. Spero ci sia giustizia». La prossima tappa processuale si terrà a Civitavecchia il 13 ottobre presso il giudice di pace.

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