TARQUINIA – Avrebbe dovuto compiere gli anni, 20 anni, il 29 luglio prossimi. Tra tre giorni. E invece il destino per lui è stato crudele. Tremendamente crudele. Il giovane Alexandru Patrascu disperso in mare lunedì sera, mentre stava facendo il bagno con gli amici, non ce l’ha fatta. È stato ritrovato ieri mattina alle 8,30 dal bagnino dello stabilimento balneare Nando che se lo è visto spuntare davanti agli occhi con un’onda che lo ha restituito sulla battigia, mentre ancora in tanti lo stavano cercando per terra e per mare.



Uno scenario raccapricciante di un corpo senza vita con la testa profondamente ferita, probabilmente a causa dell’urto violento contro gli scogli. Un epilogo drammatico, dopo una notte trascorsa in affannose ricerche nella speranza di riportare a casa il ragazzo sano e salvo. Ma questo, purtroppo, non è stato possibile.



La tragedia dopo il tramonto. Il dramma è iniziato pochi minuti prima delle 21 di lunedì sera, al termine di una giornata in cui il mare aveva già ampiamente dimostrato di voler dare il peggio di sé e con il passare delle ore così è stato. Alexandru Patrascu, originario della Romania, ma residente a Palombara Sabina, era venuto a Tarquinia insieme ad una comitiva di amici. Erano cinque amici, tre ragazzi e due ragazze, tutti ospiti in casa di uno di loro, al lido di Tarquinia, a pochi metri da quella spiaggia libera, situata tra lo stabilimento Tamurè e lo stabilimento Mirage, dove si è consumato il dramma.



La decisione di fare il bagno in due. Alex ed un amico, minorenne, hanno deciso di tuffarsi in acqua, a pochi metri dalla battigia, ma la forza della corrente ha iniziato a trascinarli via. Vedendoli in difficoltà, il terzo giovane, maggiorenne, si è subito tuffato in mare per prestargli soccorso: entrambi si sono aggrappati al soccorritore, ma Alex non è riuscito a rimanere ferrato al braccio dell’amico e la forza del mare lo ha trascinato via. Gli altri due, anche loro slegati dalla furia delle onde, per volere del destino sono riusciti con grande fatica a ritornare sulla spiaggia. Il 20enne invece è stato risucchiato dal mare.



L’allarme. L’allarme è stato lanciato da un cittadino tramite il numero di emergenza 1530 della Guardia Costiera e subito si sono attivati i soccorsi coordinati dalla Sala Operativa della Capitaneria di porto di Civitavecchia che ha disposto l’invio in zona della motovedetta CP 891 e del personale via terra. Sul posto si sono precipitati anche i Carabinieri, gli agenti della Polizia di Stato, anche con gli uomini della Scientifica, e la Guardia di Finanza.



Il tentativo disperato dei nuotatori delle forze dell’ordine. Minuti estenuanti di terrore quelli vissuti dai ragazzini che si sono accorti che il compagno non riusciva a tornare a riva. Subito alcuni nuotatori dei Carabinieri e della Polizia - Fernando Cosimi, Giulio Roselli e il maresciallo Daniele Guida - si sono tuffati in mare nel tentativo di prestare soccorso al ragazzo che ha cercato disperatamente di aggrapparsi alla boa per evitare che la corrente lo trascinasse ancora più a largo. Ma è stato tutto inutile. Il mare ha messo in seria difficoltà gli esperti nuotatori delle forze dell’ordine costretti a grande fatica a rientrare e ha strappato il ragazzo da quell’unico appiglio, trascinandolo lontano in balia delle onde. Inutile anche il tentativo di conquistare il largo del mare in pattino da parte di alcuni carabinieri, subito capovoltisi in acqua per la furia delle onde. Il mare, molto mosso, non ha permesso ai soccorritori di avvicinare il giovane, sempre più risucchiato dal mare. Impossibile, inoltre, l’utilizzo del gommone della Protezione civile, giunta anch’essa sul posto, inadatto all’operazione di salvataggio, anche per le caratteristiche del mare e del gommone stesso.



La motovedetta della Capitaneria e la moto d’acqua dei vigili del fuoco. La motovedetta della Capitaneria di porto ha scandagliato la zona senza tuttavia riuscire ad individuare il giovane naufrago. Le onde erano di altezza superiore ai 4 metri e il vento con raffiche di oltre 25 nodi. La motovedetta CP 891 ha operato nella zona alla ricerca disperata del ragazzo, lottando contro il buio; mentre dalla spiaggia le pattuglie di terra cercavano di agevolare i soccorsi facendo luce con dei fari, ma le ricerche hanno avuto esito negativo. A distanza di ore, del ragazzo nessuna traccia. La stessa Capitaneria ha richiesto anche l’intervento della moto d’acqua dei Vigili del fuoco, giunta da Viterbo, quando però il giovane da ore risultava ormai disperso in mare.



La rabbia del sindaco. Il sindaco di Tarquinia Pietro Mencarini ha seguito sul posto tutte le operazioni di soccorso. Sulla scia di quanto già richiesto dalle forze dell’ordine nell’immediatezza del fatto, ha sollecitato più volte l’intervento anche dell’elicottero della Capitaneria di porto giunto solo a notte fonda, dopo le due, con il primo cittadino andato su tutte le furie. «Ci hanno detto che ci vorranno due ore e mezza da quando risponderanno alla nostra chiamata», ha detto Mencarini agitato e preoccupato per la sorte del ragazzo. Con il passare delle ore, infatti, la speranza di ritrovare Alexandru Patrascu vivo si affievoliva sempre di più.



Dai castelli di sabbia al tuffo in mare in una giornata proibitiva. Doveva essere un lungo weekend di vacanza tra amici e invece si è trasformato in una tragedia. I ragazzi erano in cinque, tre ragazzi e due ragazze, tutti giovanissimi, Patrascu era il più grande; gli altri, tra i 16 e i 18 anni. Sono scesi in spiaggia dalla vicina casa ed hanno costruito castelli di sabbia, due hanno poi deciso di tuffarsi tra le onde, in un orario in cui ormai non c’era più la sorveglianza dei bagnini dei vicini stabilimenti, che avrebbero certamente impedito ai ragazzi di fare il bagno. Per tutta la giornata c’è stato infatti il divieto di balneazione sul litorale, proprio per le condizioni avverse del mare, molto mosso. La zona in questione, peraltro, è nota per essere area pericolosa, dove molto spesso il mare genera pericolose risacche che negli anni hanno costretto i bagnini a numerosi interventi di salvataggio.



L’intervento del 118. I ragazzi salvati e una delle due ragazze, sono stati condotti in ambulanza presso l’ospedale cittadino per gli accertamenti del caso. Poi sono stati riaccompagnati a casa in stato di choc.



La lunga notte di ricerche. La notte è trascorsa con le ricerche che non sono mai state interrotte. L’elicottero della Capitaneria di porto è giunto dopo le due da Sarzana, volando in lungo e largo sul litorale tarquiniese.



Il ritrovamento secondo il peggiore dei pronostici. Il cadavere di Alex alla fine è stato ritrovato per decisione del mare. Mentre tutti lo cercavano in acqua, anche con l’elicottero dei Vigili del fuoco che ieri mattina all’alba ha dato il cambio a quello della Capitaneria, e lungo l’arenile - con i poliziotti, i Carabinieri, gli uomini della Capitaneria, le squadre dei vigili del fuoco che non si sono mai arresi - il bagnino lo ha visto comparire davanti a se sull’arenile, dopo un’onda che lo ha fatto spiaggiare. Come purtroppo pronosticato durante la notte, le correnti del mare hanno restituito il giovane nel punto che molti avevano ipotizzato.



La salma restituita alla mamma. Ieri mattina i quattro ragazzi della comitiva sono stati accompagnati in Commissariato per le formalità del caso: i documenti e il riconoscimento. Nel frattempo la salma è stata restituita alla mamma di Alex giunta a Tarquinia in piena notte.



Le domande e i dubbi sui mezzi di soccorso. Restano ora tante, troppe domande che ruotano attorno al dubbio se quel ragazzo poteva essere salvato. Forse il giovane naufrago si poteva salvare se Tarquinia avesse avuto a disposizione da subito i mezzi di soccorso adeguati. Alcuni ne sono convinti e quindi ci si domanda perché Tarquinia non è più dotata di una postazione fissa con moto d’acqua in loco per il pronto intervento? Perché si è dovuto attendere l’arrivo del mezzo da Viterbo? Con la moto d’acqua subito in mare, mentre il ragazzo era ancora visibile ad occhi nudi dalla spiaggia, probabilmente si sarebbe potuta raccontare un’altra storia. E ancora i dubbi assalgono la mente di molti tarquiniesi: perché Tarquinia, città balneare con un bacino d’utenza che ha in questo periodo triplica, non ha una postazione in loco della Capitaneria di porto? Cosa che ha invece la vicina Montalto di Castro? Perché l’elicottero è arrivato a distanza di così tanto tempo? (a.r.)



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