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Un maxi sequestro per un valore complessivo di oltre 93 milioni di euro è stato eseguito ieri tra Viterbo e Roma dalla guardia di finanza nell’ambito di un’inchiesta Frode fiscale e riciclaggio con società “fantasma”.
Sono 123 gli indagati nell’inchiesta partita dalle fiamme gialle della Tuscia che ha portato alla scoperta di due organizzazioni criminali attive tra gli altri nei settori della ristorazione e della logistica.
L’operazione è stata coordinata dalla procura della Repubblica di Roma-Direzione distrettuale antimafia.
I finanzieri dei comandi provinciali di Viterbo e Roma ieri hannoeseguito due distinte ordinanze applicative di misure cautelari reali, emesse dal gip del tribunale di Roma, nei confronti di 244 soggetti, tra persone fisiche e giuridiche, per un valore complessivo, come detto, pari ad oltre 93 milioni di euro.
Le ipotesi di reato vanno dall’associazione per delinquere al trasferimento fraudolento di valori, dalla ricettazione al riciclaggio, dall’autoriciclaggio alla detenzione e porto abusivo di armi, dalla dichiarazione fraudolenta mediante uso di fatture per operazioni inesistenti e altri artifici alla dichiarazione infedele, omessa dichiarazione, occultamento o distruzione di documenti contabili ed indebita compensazione.
Le indagini partono dalle
da attività ispettive condotte dal gruppo di Viterbo e dal terzo nucleo operativo metropolitano di Roma nel cui ambito è emersa l'esistenza di due distinte compagini criminali, con sedi operative nella capitale e nel capoluogo della Tuscia.
Attraverso società intestate a “prestanome” avrebbero realizzato una frode fiscale e contributiva, evadendo complessivamente imposte per oltre 65 milioni di euro. Le società intestate a “prestanome” sono operanti nei settori di ristorazione, catering, facchinaggio, logistica e altri servizi di sostegno alle imprese.
Stando a quanto emerso, il Gico (il gruppo investigazione criminalità organizzata) del nucleo di polizia economico-finanziaria di Roma, insieme al terzo nucleo operativo metropolitano di Roma hanno eseguito accertamenti in ordine alle operazioni di riciclaggio e reimpiego in attività economiche dei proventi illeciti generati da uno dei sodalizi criminali.
È emerso che l’organizzazione delinquenziale, sfruttando i canali forniti da altra associazione criminale, facente capo a due coniugi cinesi, avrebbe riciclato proventi illeciti, anche attraverso il metodo "Fei Ch'ien" (consistente nel virtuale trasferimento di denaro all’estero), per un valore complessivo pari ad oltre 28 milioni di euro.
Le misure cautelari sono state disposte nell’ambito della fase delle indagini preliminari e, allo stato delle attuali acquisizioni probatorie e in attesa di giudizio definitivo, vale la presunzione di non colpevolezza degli indagati.
“L’operazione – sottolinea dalla guardia di finanza - testimonia il costante impegno della Procura della Repubblica di Roma, con il supporto della guardia di finanza, orientato al contrasto di ogni genere di illecito economico-finanziario perpetrato da strutturate organizzazioni criminali, a tutela del cittadino e della libera concorrenza del mercato nazionale”.



