CIVITAVECCHIA – È evaso tre volte in tre giorni da una struttura sanitaria, dove si trovava in sostituzione della misura cautelare degli arresti domiciliari. Rintracciato ogni volta dai Carabinieri, è stata poi disposta per lui la custodia in carcere. È accaduto in provincia di Rovigo. L’uomo, già ritenuto responsabile di evasione a Civitavecchia, dove è residente, è rimasto all’interno della struttura fino alla mattina del 23 dicembre quando, sottraendosi alla custodia degli operatori e forzando le porte antipanico, era scappato dileguandosi per le vie del centro abitato. In breve tempo era poi stato rintracciato dai Carabinieri dell’Aliquota radiomobile di Castelmassa, che lo avevano arrestato riportandolo al centro di cura. La fuga del 50enne si è poi ripetuta, pressoché con le stesse modalità, la notte successiva, del 24 dicembre: anche in questa occasione, però, i Carabinieri lo hanno rintracciato, ma questa volta lungo la SR6 Eridania Occidentale, piuttosto distante dal paese. Su indicazione dei sanitari della struttura sanitaria e con l’avallo del pm di turno, l’uomo è stato trasferito all’ospedale di Rovigo, presso il Servizio psichiatrico di diagnosi e cura, per ricevere la necessaria assistenza sanitaria. La permanenza in ospedale si è protratta sino al pomeriggio di Natale, quando l’uomo, presa a calci una porta di sicurezza, è riuscito ad aprirla dileguandosi per le strade cittadine. Le ricerche dell’evaso, condotte ininterrottamente e in lungo e in largo per la città, si sono rivelate infruttuose dato che questi, raggiunta la stazione ferroviaria era salito su un treno diretto verso Sud, con il proposito di tornare a Civitavecchia. La sua terza fuga, in altrettanti giorni, è quindi terminata a Firenze, nei pressi della stazione di Santa Maria Novella, dove non è stato notato e bloccato da una pattuglia della Polizia Ferroviaria che lo ha riaccompagnato in ospedale. Nel frattempo i Carabinieri di Castelmassa e di Rovigo avevano inoltrato una richiesta di aggravamento della misura cautelare alla competente autorità giudiziaria che, condividendo le valutazioni dei militari, richiedeva e otteneva dal gip la sostituzione della misura con quella più afflittiva della custodia in carcere.

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