CIVITAVECCHIA - E’ stato iscritto nel registro degli indagati con l’accusa di circonvenzione di incapace. Un parroco della Diocesi di Civitavecchia – Tarquinia si sarebbe approfittato dello stato di salute precaria di una parrocchiana di Civitavecchia, deceduta nel maggio scorso, alla quale avrebbe sottratto del denaro per circa 300mila euro, una macchina e una casa. I fatti risalirebbero a sette anni fa.

La presunta vittima sarebbe un’anziana affetta da demenza senile e assidua frequentatrice della parrocchia retta dal parroco in questione.

Per tutelare i suoi beni i famigliari della donna avrebbero chiesto la nomina del tutore con il sacerdote che si sarebbe presentato come garante.

Il tribunale non avrebbe tuttavia tenuto conto dell’indicazione del prelato, procedendo invece ad altra nomina.

Nei mesi successivi, i parenti della donna avrebbero, però, riscontrato il prelievo dai conti della donna di consistenti somme di denaro. Secondo l’accusa, il parroco si sarebbe anche fatto intestare dalla donna la macchina e un appartamento, proveniente da un conto intestato anche al sacerdote. I famigliari dell’anziana, già prima della sua morte avevano presentato un esposto alla Magistratura per fare piena luce sulla circostanza. Il sacerdote della Diocesi, difeso dall’avvocato Alessandro Maruccio, si sarebbe detto fiducioso di poter dimostrare la propria estraneità ai fatti contestati.

Sulla notizia è intervenuta la Diocesi sottolineando che “la Curia Vescovile, esprimendo piena fiducia nell’operato della magistratura, auspica che quanto prima la vicenda si risolva con le massime garanzie per le parti in causa. L’accertamento della veridicità degli eventuali fatti, compito dell’autorità giudiziaria, sicuramente si baserà su elementi di prova ben più complessi rispetto alle ricostruzioni fatte dalla stampa locale. La Curia precisa, inoltre, che i supposti addebiti giudiziari attribuiti al parroco non siano da ricondurre in alcun modo agli incarichi da questi ricoperti a livello diocesano”.

Presunzione di innocenza: Per indagato si intende una persona nei confronti della quale vengono svolte indagini preliminari in un procedimento penale. Nel sistema penale italiano vige la presunzione di innocenza, fino al terzo grado di giudizio, che si basa sull’articolo 27 della Costituzione italiana, secondo il quale una persona “Non è considerata colpevole sino alla condanna definitiva”. La direttiva europea n 343 del 2016, recepita con la legge delega n 53 del 2021 stabilisce che "nessun indagato possa essere considerato come colpevole prima che nei suoi confronti venga emessa una sentenza di condanna".

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