di GIULIANA OLZAI



 



LADISPOLI - L’8 aprile Marco Vannini avrebbe dovuto festeggiare il suo ventunesimo compleanno se la sua vita non fosse stata stroncata in un modo così impensabile. Fu ucciso a Ladispoli da un colpo di pistola partito dall’arma del padre della fidanzata, ma a distanza di un anno circa la ricostruzione della dinamica di questo orribile delitto rimane ancora poco chiara. Per la sua famiglia è stata una giornata particolarmente difficile e incredibilmente triste. Mamma Marina e papà Valerio sono andati a trovare il loro amato figlio in cimitero con una bella composizione di 21 rose rosse, ma il più bel regalo di compleanno che si aspettano è che finalmente qualcuno dica loro la verità su come sono andate realmente le cose e che la giustizia possa finalmente trionfare. Anche il cugino di Marco, Alessandro Carlini sul gruppo Facebook dedicato alla vittima esprime tutto il suo dolore: «Per noi era una giornata speciale. Marco essendo nato con un parto cesareo, zia aveva potuto decidere di farlo nascere l’8 aprile, lo stesso giorno in cui è nata mia madre, in modo da poter festeggiare insieme il loro compleanno. Da una giornata di festa, l’8 aprile per noi è diventato un giorno di profonda tristezza, un giorno di quelli che non vedi l’ora che si sbrighi a passare. Chissà come hanno passato questa giornata quelle cinque persone che hanno deciso di mettere fine alla vita di Marco». Un fatto senz’altro unico e singolare è che un’intera famiglia si è coalizzata e tutti sono accusati di omicidio. La particolarità e complessità di questo caso e la mancanza di un precedente simile nella storia giuridica, potrebbe farlo diventare un caso di scuola.



Intanto sul fronte giudiziario una novità. L’avvocato Celestino Gnazi, legale dei Vannini, dichiara che a seguito di una frase di Antonio Ciontoli che sottolineava che questa vicenda gli procurava un danno economico rilevante, ha chiesto ed ottenuto dalla Procura della Repubblica di Civitavecchia il sequestro conservativo dei beni in concorso fino a 1 milione e 200mila euro, nella previsione che al rinvio a giudizio possa seguire una condanna per omicidio volontario e in questo caso sia certa anche la successiva azione risarcitoria.



«E’ chiaro - dichiara l’avvocato Gnazi - che non ci aspettiamo di trovare tra i beni di Antonio Ciontoli alcunché di rilevante avendo già potenziamente potuto provvedere in tal senso».



Il prossimo 23 maggio ci sarà la prima udienza e i componenti dell’intera famiglia Ciontoli si presenteranno in veste di imputati: Antonio capofamiglia, la moglie Maria Pezzillo, i figli Martina e Federico e infine Viola Giorgini, la fidanzata di Federico, accusata di omissione di soccorso.