PHOTO
SANTA MARINELLA – Collaborazione con Roma; nessuna svendita e spazi per il rientro delle statue finite all’estero. L’amministrazione comunale di Santa Marinella ha proprie idee e proposte sull’utilizzo e il futuro del castello di Santa Severa: «Sappiamo quali sono i nostri sì e quali i nostri fermi no – dice il sindaco Tidei che sottolinea: «"Sì al museo, no agli speculatori».
«Il recente richiamo alla trasparenza – sottolinea il primo cittadino – al dialogo con gli enti coinvolti e all'efficienza gestionale che viene da Lazio Crea è certamente positivo e un punto di partenza condivisibile per il futuro del Castello di Santa Severa».
Perplessità sull'ampliamento dell'ostello e sul ruolo di Lazio Crea
«Quando però si parla di ampliare l'ostello, sorgono perplessità per chi, come noi, ha ben presente che il ruolo istituzionale della Regione non è quello di "affittacamere", e men che meno quello di "affitta castelli a ristoranti per matrimoni" – tuona Tidei – Esistono già numerosi castelli-ristorante sparsi in Italia: Grinzane Cavour, Fighine, Villa Crespi, Castello di Casole (Belmond Hotel), Castello Dal Pozzo, solo per citarne alcuni. La differenza sostanziale è che gli chef famosi quei castelli se li sono comprati. E nessuno di questi, peraltro, offre la suggestione del maniero a picco sul mare come quello di Santa Severa. Noi riteniamo che il Castello di Santa Severa non sia in vendita e che, pur meritando nuove proposte, non debba assolutamente diventare territorio di speculatori».
Valorizzazione museale e recupero del patrimonio: la rivendicazione delle statue
È invece positiva, per il sindaco Tidei, l'idea di uno spazio museale con la proposta dell'esposizione delle tavolette di Pyrgi. «Ci si muove sulla strada giusta. In questa direzione, il Comune si è già mosso con la direzione del Museo di Civitavecchia. Ma soprattutto sta per rivendicare almeno sei preziose statue oggi sparse nei musei di tutto il mondo (Berlino, Copenaghen, Cambridge, Budapest, Parigi, Roma e Civitavecchia). Si tratta di sei testimonianze straordinarie, dall’Apollo Helios al Meleagro di Skopas, dal Gruppo di Dioniso e Pan alla Nascita di Bacco, dall'Atena Parthenos ad Aspasia, ritrovate al Castello Odescalchi, a Castrum Novum o a Villa Ulpiano. Le loro destinazioni (e la loro scomparsa) sono dei veri e propri "hot case", dei casi scottanti che questa amministrazione intende riaprire, dove serve, rivendicando e dove possibile accordandosi ed in questo senso sarebbe molto apprezzata la collaborazione con la Regione. Ciascuna di queste opere meriterebbe uno spazio tutto suo al Castello, o almeno ciascuna di loro una mostra, magari sviluppando un tema. Penso ad Aspasia, considerata oggi un simbolo di donna colta e libera, la cui figura è spesso studiata nell'ambito della storia delle donne e della filosofia femminista come esempio di autonomia intellettuale in un'epoca dominata dagli uomini, quella di Pericle di cui era la compagna».
Il castello come fulcro culturale di Roma
«Per avere il suo pubblico, il Castello deve avere una maggiore connessione con Roma – sottolinea il sindaco Pietro Tidei - Per questo, ho in animo di chiedere al sindaco Gualtieri, che è anche sindaco della Città Metropolitana, di portare qui al castello tre o quattro dei principali eventi dell'Estate Romana, non solo per i romani che trascorrono l'estate qui con noi, ma anche per quelli che restano nella capitale e che in 35-40 minuti di autostrada possono raggiungere il castello».
Le idee per il castello
«Insomma, Lazio Crea e la Regione non se la cavano con una paludata audizione in commissione Trasparenza alla Regione (trasparenza chissà poi perché). Sul castello abbiamo le nostre idee, abbiamo proposte su cui è aperto il confronto in tutte le sedi istituzionali. E sappiamo quali sono i nostri sì e quali i nostri fermi no».
©RIPRODUZIONE RISERVATA