CIVITAVECCHIA – Si svolgeranno domani gli interrogatori di garanzia per i quattro professori finiti nell’inchiesta della Procura della Repubblica, con le delicate indagini condotte dai carabinieri, per presunti abusi nei confronti di alcune alunne, minorenni, di un istituto superiore cittadino. 

I quattro, gravemente indiziati, a vario titolo, dei reati di violenza sessuale su minore (art. 609 quater c.p.) e di induzione indebita a dare o promettere utilità (art. 319 quater c.p.), si troveranno domani davanti al giudice, assistiti dai propri avvocati: bisognerà capire se risponderanno alle domande per ricostruire la vicenda e fornire la propria versione dei fatti, oppure se si avvarranno della facoltà di non rispondere. L’indagato principale è agli arresti domiciliari, mentre per gli altri tre professori, che sarebbero accusati di non essere intervenuti nel momento in cui si sarebbero verificate le presunte molestie, è scattato l’obbligo di dimora. 

Sul caso è intervenuta anche la Rete degli Studenti medi di Civitavecchia. «Quattro docenti sono indagati per reati gravissimi, come violenza sessuale su minore e omessa vigilanza durante episodi di molestie. Noi studenti – spiegano – siamo indignati e apprendiamo con rabbia questi fatti. Fatti inaccettabili, che rappresentano una ferita profonda per tutta la comunità scolastica. La scuola è dove noi studenti e studentesse cresciamo, impariamo e viviamo ogni giorno, non può diventare luogo di abusi e silenzi. Non bastano le parole, servono atti concreti: servono meccanismi di ascolto, prevenzione e protezione reali. Ogni studente ha il diritto di sentirsi al sicuro nella propria scuola. Pretendiamo verità, giustizia e un cambiamento strutturale che metta al centro la sicurezza e il benessere di chi vive la scuola ogni giorno. Pretendiamo che le istituzioni si attivino immediatamente per supportare le vittime e tutelare tutti gli studenti. Perché la scuola – hanno concluso – deve essere un luogo sicuro. Sempre».

Presunzione di innocenza: Per indagato si intende una persona nei confronti della quale vengono svolte indagini preliminari in un procedimento penale. Nel sistema penale italiano vige la presunzione di innocenza, fino al terzo grado di giudizio, che si basa sull’articolo 27 della Costituzione italiana, secondo il quale una persona “Non è considerata colpevole sino alla condanna definitiva”. La direttiva europea n 343 del 2016, recepita con la legge delega n 53 del 2021 stabilisce che "nessun indagato possa essere considerato come colpevole prima che nei suoi confronti venga emessa una sentenza di condanna".

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