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CIVITAVECCHIA – Un’udienza tecnica, quella oggi. La prima del processo a giudizio immediato per la morte del giovane operaio civitavecchiese Alberto Motta, vittima di un tragico incidente sul lavoro il 10 febbraio dello scorso anno, all’interno del terminal container in porto. In aula erano presenti la mamma di Alberto, Valentina Fattorini, e suo marito Marco Giganti, e tanti amici del ragazzo, stretti attorno alla famiglia. Il processo si è aperto con un primo rinvio, al 16 febbraio prossimo.
Gli avvocati Franco Moretti e Luca Vettori, che assistono appunto la mamma, hanno infatti formalizzato innanzitutto la costituzione di parte civile sia per la mamma che per il marito, ed hanno poi avanzato richiesta di autorizzazione per poter citare come responsabili civili nel procedimento penale la società per la quale lavorava la vittima (la Rct), quella per il quale lavorava il ragazzo alla guida della ralla (la Cpc), la proprietà e la compagnia assicuratrice del veicolo. Il giudice De Santis si è quindi riservato sulla decisione, rinviando l’udienza al prossimo mese.
Quattro le persone che, al termine delle indagini della Polizia di frontiera, sono state indagate con l’accusa di omicidio colposo aggravato: si tratta dell’amministratore delegato di Rtc, dell’altro operatore coinvolto nell’incidente e che era alla guida della ralla durante la movimentazione dei container, del datore di lavoro delegato e responsabile del servizio di prevenzione e protezione della Rtc, e del Rspp, ossia il responsabile della sicurezza. Nessuno ha avanzato richiesta di definizione del processo con riti alternativi, per tutti quindi si è andati al dibattimento.
«L’imputazione elevata dalla Procura della Repubblica a carico degli imputati, peraltro in tempi molto brevi dal verificarsi del tragico incidente, esprime in maniera esaustiva lo “scenario” in cui Alberto Motta svolgeva il suo lavoro – hanno spiegato i due avvocati di parte civile - senza alcuna formazione per le mansioni assegnate, senza che fossero correttamente valutati i rischi connessi alle operazioni di sbarco e imbarco dei twist lock e senza la presenza/vigilanza del preposto alla sicurezza durante la specifica operazione di banchina. La richiesta della Procura della Repubblica di procedere con il giudizio immediato, accolta dal giudice per le indagini preliminari, è frutto di una valutazione di evidenza della prova tale da rendere ”superflua” la celebrazione dell’udienza preliminare e il preventivo contradditorio fra le parti».
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