CIVITAVECCHIA - Salgono a sette gli indagati nel caso Asl. E diventano anche più gravi i reati che vengono contestati, a cominciare da quelli di cui vengono accusati i titolari della Rsa Bellosguardo, Sebastiano Capurso, direttore sanitario della clinica, Michela Capurso, figlia di Sebastiano e responsabile amministrativa,  e Rossana Varrone, moglie di Capurso e amministratrice delegata della Sanimedica, la società che gestisce la Rsa. Per tutti e tre il pm Paolo Calabria ipotizza l’associazione a delinquere. Oltre a loro, gli altri indagati sono Antonella Battilomo, dirigente della Asl addetta al controllo delle Rsa, Sabatino Simonante, infermiere della Bellosguardo, così come Lavdovsh Musa, capo infermiera. Infine è indagato anche l’architetto Alfiero Antonini. Quest’ultimo, in particolare, avrebbe falsamente attestato al comune il fine lavori di una struttura adiacente alla Bellosguardo.

L’indagine è scattata dopo la denuncia di alcuni parenti di un paziente della Rsa di via Boccelle, che hanno raccontato di aver trovato il proprio congiunto con strane ferite alle gambe e alle braccia. Le indagini hanno poi portato a scoprire che i pazienti erano tenuti legati con delle cinghie ai letti, o alle sedie a rotelle. Oltre a questo, gli inquirenti hanno poi scoperto che anche le diagnosi e le cure dei pazienti, venivano eseguite da personale che non aveva alcuna qualifica a farlo. Questo perché - secondo la ricostruzione che si evince dalle indagini - facevano risultare che nella struttura lavoravano figure professionali in realtà inesistenti, in modo da ottenere le retribuzioni dal comune e dalla regione. I vertici della Bellosguardo, infine,  mantenevano contatti con funzionari della Asl preposti al controllo delle Rsa, in modo da ottenere, secondo gli inquirenti, atti amministrativi favorevoli alla stessa struttura sanitaria.

Questa situazione, nel particolare, appare piuttosto grave. In pratica secondo la procura la Battilomo, che è stata interrogata a lungo mercoledì nel corso del blitz, avrebbe sostituito una relazione negativa firmata dalla dottoressa Bueti su una convenzione per un maggior numero di posti letto in convenzione che in realtà la struttura non possedeva e che sarebbero stati pagati dal comune e dalla regione. L’indagine però coinvolgerebbe molte altre Rsa, oltre alla Bellosguardo.