Carenza di medici, un fenomeno che negli ultimi tempi si sta manifestando con una certa importanza in provincia di Viterbo.

E che non interessa solo i medici di base operanti in vari paesi ma anche grandi strutture ospedaliere come Belcolle. Dal 1° marzo infatti i dottori Luigi Sommariva, direttore di Cardiologia, e Sandro Feriozzi, direttore di Nefrologia e emodialisi, sono in pensione e il nosocomio viterbese saluta anche, per trasferimento, il neurochirurgo Riccardo Antonio Ricciuti del dipartimento di Neuroscienze e Organi di senso.

La questione era stata sollevata, tra le varie problematiche rappresentate dai sindaci, anche durante la riunione della conferenza dei primi cittadini per la sanità tenuta nella sala consiliare del comune di Viterbo lo scorso 21 febbraio.

Assemblea che ha visto la partecipazione del commissario straordinario Asl Egisto Bianconi.

In particolare erano stati segnalati i disagi per le comunità conseguenti alla sempre minor presenza di medici di base, andati in pensione e non sostituiti.

Situazione che già lo scorso anno era salita alla ribalta della cronaca, con utenti della provincia che avevano lamentato di essere costretti a recarsi presso dottori di paesi limitrofi anche solo per farsi prescrivere ricette per l’acquisto di farmaci.

Lo stesso commissario dell’azienda sanitaria viterbese aveva sottolineato in aggiunta la «grave criticità» in merito anche alla scarsità di camici bianchi in medicina d’urgenza.

Bianconi durante quell’appuntamento, convocato dalla sindaca Chiara Frontini in qualità di massima autorità sanitaria locale per avere informazioni e delucidazioni sul nuovo piano di riorganizzazione che sta predisponendo la Asl, aveva lanciato una proposta che, oltre a essere una possibilità per dare una risposta efficace al fenomeno creerebbe come valore aggiunto le condizioni ottimali per dei nuovi medici di restare a svolgere la propria attività nell'area del Viterbese.

Bianconi aveva suggerito «l’attivazione di un corso di laurea in medicina» presso l’università della Tuscia.

Un’idea certamente suggestiva, il punto è capire se potrebbe essere o meno un percorso praticabile.

Per avere una risposta, la nostra testata ha girato la domanda al rettore dell'Unitus Stefano Ubertini.

«L’istituzione di una facoltà di medicina è una questione che coinvolge diversi enti. - ha spiegato - Non solo l’Università ma anche la Regione e il sistema sanitario regionale».

Il rettore Ubertini ha quindi aggiunto che «non è una idea nuova ma un pensiero su cui si ragiona e si discute da tanti anni. Bisogna vedere se effettivamente si arriverà ad avere una coincidenza di pensiero tra tutti gli enti interessati. E se poi c’è una reale necessità perché nella regione Lazio ci sono già diverse facoltà di medicina» ha concluso.

Intanto la Asl ha pubblicato un bando per la ricerca di medici di medicina generale per poter garantire la continuità dei livelli essenziali di cure domiciliari, attualmente assicurate fino al 31 marzo.