Una giornata da sfollati. A condividere tale condizione ieri una bella fetta di popolazione di Viterbo. Circa 36mila, infatti, le persone che entro le ore 9 hanno dovuto abbandonare la propria casa perché ubicata all’interno della zona rossa, l’area da evacuare nel raggio di 1400 metri dal luogo in cui è stata rinvenuta lo scorso 20 marzo in via Alcide De Gasperi.

La giornata piovigginosa e ventosa ha dissuaso molti degli sfollati a recarsi verso il mare o i laghi. Tante le persone, soprattutto tra i residenti in centro, che hanno ripiegato sul “tour” dei centri commerciali, in un sorta di pellegrinaggio che ritornava sempre al punto di partenza in attesa della sirena di segnalazione per poter rientrare a casa. La tabella di marcia è stata pressoché uguale per tutti quelli che non hanno voluto o potuto allontanarsi da Viterbo. Prima la colazione in uno dei bar aperti fuori dalla zona off limits, poi il giro dei negozi e magari qualche acquisto, quindi la pausa pranzo. Presso i punti ristoro all'interno dei centri commerciali. Con lo sguardo che correva continuamente all'orologio e con il tempo che sembrava dilatarsi, e minuti lunghi come ore. E sul viso l’espressione spaesata di chi non sa cosa inventarsi per far passare

E i luoghi della grande distribuzione, più che il regno dello shopping, per le sei ore e mezza in cui la gente è stata costretta a restare fuori casa - dalle 9 alle 15.30 -, si sono trasformati in centri di aggregazione e di socialità. In un'occasione per reincontrare e parlare con persone che magari da tempo non vedevamo. Ma anche di fare nuove conoscenze e scoprire il piacere di dialogare con degli sconosciuti. E non solo del bomba day. Che magari è servito da introduzione per poi ritrovarsi a parlare di vari argomenti.

Sempre però con gli occhi incollati all’orologio e allo smartphone per gli aggiornamenti sul disinnesco. Poi finalmente il “libera tutti”. Alle 15.30 dal sito del Comune l'annuncio tanto atteso: varchi aperti. La tensione si scioglie, si salutano le persone con cui si stava parlando con la sensazione di aver condiviso un’avventura. Poi con un sospiro di sollievo, e un pensiero agli artificieri che hanno operato velocemente e in maniera estremamente professionale, finalmente si torna a casa. La lunga giornata della bomba fa già parte degli aneddoti da raccontare come esperienza.