MONTALTO – Una infezione a livello bronco-polmonare. Non è stata, dunque, meningite né alcuna patologia virale a livello di encefalo e celebro-spinale ad uccidere il piccolo Leonardo, il bambino di tre anni morto la notte tra venerdì e sabato dopo essere stato visitato e dimesso dall’ospedale di Tarquinia dove era stato portato dai genitori Valentina e Filippo intorno alle 21,30, per via di una febbre molto alta che sfiorava i quaranta gradi. Faringite ed acetone, era stato detto dai medici che poco dopo le 22 hanno dimesso il piccolo Leo, con la prescrizione di antibiotici e tachipirina. Leonardo è morto in un lasso di tempo individuabile tra le tre e mezza della notte, quando il piccolo si è svegliato ed ha mangiato latte e biscotti, e le sette e mezzo del mattino, quando i genitori si sono svegliati, trovandolo già senza vita. Secondo quanto appreso, il decesso, con più precisione, risalirebbe ad almeno due ore prima l’arrivo dei medici del 118, quindi presumibilmente intorno alle 5. Come raccontato dalla stessa nonna Maria Carboni: «A mezzanotte i genitori gli hanno dovuto mettere un’altra tachipirina perché Leonardo aveva la febbre. Alle tre e mezza il bambino si è svegliato ed ha mangiato perché non aveva cenato. Poi si è addormentato. E’ morto nel sonno. Il dottore ci ha detto che non se ne è accorto. Non ha sentito niente». Poi però l’accusa contro i sanitari: «Non hanno fatto niente». Di sicuro, che non si poteva trattare di meningite i due medici, indagati per omicidio colposo quale atto dovuto, lo ribadivano ancora ieri mattina, ricordando che in sede di visita il piccolo era stato sottoposto alle consuete manovre di verifica, né erano presenti le tipiche peticchie sul corpicino, come si riscontrano in casi del genere. Lo stesso gemellino del piccolo Leonardo, in una circostanza del genere, avrebbe dovuto presentare un quadro clinico similare e invece è in perfetta salute. Restano comunque chiuse, come da previsione sulla base dell’ordinanza del sindaco Caci, le scuole di ogni ordine e grado di Pescia Romana ancora fino ad oggi. L’autopsia ieri si è conclusa poco dopo le 15. L’esame autoptico, come anticipato, è stato eseguito dal dottor Luigi Cipolloni, presso l’istituto di medicina legale dell’Università La Sapienza di Roma, alla presenza dei periti di parte. L’avvocato Pier Salvatore Maruccio, in rappresentanza dei genitori del piccolo Leo, ha nominato il professor Natale Mario Di Luca. Molto cauto il commento dell’avvocato Maruccio: «Gli esiti dell’autopsia ci inducono ad essere prudenti e pazienti, in ragione della necessità di analizzare i risultati dal punto di vista tecnico, affinché siano esaurienti. Certamente noi riteniamo corretto, anche dal punto di vista dell’analisi dei fatti, di svolgere qualsiasi considerazione soltanto dopo il deposito delle consulenze, che potranno essere affrontate e valutate dal punto di vista tecnico. Affrontiamo la situazione con la massima delicatezza e con il rispetto che una vicenda del genere, così tanto dolorosa, merita». Restano quindi da stabilire le eventuali responsabilità dei medici dell’ospedale di Tarquinia. Il responsabile del pronto soccorso, il dottor Bosi, è rappresentato dall’avvocato Barbara Grillo, che ieri in sede di incarico peritale ha nominato il dottor Alessandro Pinnavaia. Il pediatra di turno, venerdì sera, era invece il dottor Alberto Falesiedi, rappresentato dall’avvocato Giuseppe Mariottini, che in sede di nomina del consulente di parte ha indicato la dottoressa Ranalletta. «Due medici di grande profilo professionale e di grandissima esperienza – afferma l’avvocato Grillo – raccogliendo anche i commenti interni all’ospedale.  Più volte i due dottori hanno ribadito di aver fatto tutto quello che era necessario fare. Il fatto che il bambino abbia mangiato e sia stato riaddormentato subito, in considerazione anche delle complicanze di cui era affetto il piccolo sin dalla nascita non è una circostanza attribuibile alla responsabilità dei medici che hanno effettuato tutti i controlli del caso e non potevano prevedere cosa sarebbe accaduto dopo». Il piccolo Leonardo, nato prematuro insieme al fratellino gemello, era in cura presso l’ospedale di Siena ed aveva subito diversi interventi, anche se gli amici di famiglia spiegano che ora stava bene. Tutte le cartelle mediche che riguardano il piccolo Leonardo sono ora sul tavolo del procuratore Amendola. «Il dottor Falesiedi – afferma l’avvocato Mariottini – è un professionista molto scrupoloso. Dal punto di vista professionale si dice tranquillo per aver svolto correttamente il proprio mestiere, anche se si dice molto angosciato per quanto accaduto. Sia il dottor Falesiedi che il dottor Bosi sono persone di grande stima e stanno manifestando grande collaborazione per una vicenda che lascia tutti sconcertati». Certamente c’è chi continua a sottolineare che un bambino debilitato quale era Leonardo, che pesava non più di 9/10 chili forse meritava maggiore attenzione. Ma sarà la magistratura a fare chiarezza. Il corpicino del piccolo Leonardo è stato riconsegnato ai famigliari che nelle prossime ore fisseranno il giorno dei funerali. Con ogni probabilità le esequie saranno celebrate nella giornata di giovedì. (a.r.)