CIVITAVECCHIA – Nuove ombre sugli appalti dell’Ater di Civitavecchia.

Dopo il caso della gara sulla demolizione e ricostruzione degli immobili di via XVI settembre di cui ci occupammo ad aprile, segnalando alcune “singolarità” del procedimento e dei dubbi sui requisiti della impresa a cui era stato aggiudicato l’appalto, ora i dubbi si moltiplicano e le ombre si allargano a un altro appalto da oltre 14 milioni di euro.

Andiamo con ordine. Il direttore generale dell’Ater Emiliano Clementi lo scorso 8 maggio con propria determinazione ha annullato l’aggiudicazione alla ditta D&G, definendo un mero errore di forma la “definitiva” aggiudicazione rispetto alla corretta “provvisoria” aggiudicazione alla stessa ditta, poi esclusa in seguito alle comunicazioni del responsabile unico del procedimento, ingegner Emanuela Gravina, che non vengono pubblicate sul sito Ater.

L’appalto era stato aggiudicato provvisoriamente alla ditta D&G Edilizia Srl di Civitavecchia, con un capitale sociale di soli 10mila euro e le SOA (certificazioni) non sufficienti per partecipare a gare con importi superiori a 6milioni di euro. La data di scadenza per la presentazione delle offerte era stabilita per il 6 febbraio scorso. D&G Edilizia chiese via Pec il 2 febbraio, ottenendolo, il differimento di qualche settimana perché evidentemente non aveva avuto tempo per trovare società disponibili a “prestargli” le certificazioni di cui era sprovvisto attraverso l’istituto dell’avvalimento.

La gara è poi stata aggiudicata proprio a chi ha richiesto e beneficiato dello slittamento dei termini. La D&G Edilizia Srl si è aggiudicata i lavori con una offerta anomala, che la stessa impresa ha dovuto giustificare in modo poi ritenuto attendibile.

L’altro aspetto singolare oltre a quelli esposti finora riguardava i requisiti per partecipare alla gara. La Marziali General Contractor Srl ha consentito alla D&G Edilizia di avvalersi delle certificazioni Soa necessarie, ma a sua volta è in concordato preventivo dal 2017 e avrebbe dovuto chiedere prima al giudice l’autorizzazione all’avvalimento. Fatto sta che l’8 maggio la D&G Edilizia viene esclusa. A seguito di ciò l’Ater assegna alla seconda classificata, la IFM Italiana Facility Management spa, mandataria di una Ati.

Sempre il 31 marzo, viene aggiudicata un’altra gara, questa volta da circa 14 milioni, con un ribasso di appena il 5%, ad un raggruppamento temporaneo di impresa in cui stavolta la stessa IFM Italia Facility Management spa è mandante anziché capogruppo mandataria.

In questo caso le perplessità, che sarebbero già state sopposte all’Anac, l’Autorità Nazionale Anti Corruzione, riguarderebbero le modalità di svolgimento della gara, che a quanto pare è iniziata il 14 marzo, con la prima seduta pubblica, per la quale non esiste alcuna pubblicazione sul sito, di conseguenza gli altri partecipanti non avrebbero mai avuto la visione della pubblicazione, chiesta al presidente di gara nel verbale del 29 marzo, da cui si evince che è stata avviata la procedura con l’assenza del pubblico, mai avvertito, come messo a verbale dal rappresentante di un’altra impresa partecipante nella seconda seduta del 29. Il presidente chiede nel verbale spiegazioni al RuP, il medesimo ingegner Gravina della gara per via XVI settembre, che non avrebbe dato risposte in merito, quindi l’apertura delle beste delle offerte tecnica e amministrativa sarebbe avvenuta senza la presenza di alcun rappresentante delle imprese. L’altra Ati partecipante viene esclusa e l’appalto è aggiudicato al raggruppamento Cecchini/IFM, con la seconda impresa in verifica, quello stesso giorno, per l’appalto di via XVI settembre. Insomma, una situazione in cui tra strane coincidenze, rinvii dell’ultimo momento, aggiudicazioni ed esclusioni, mancate pubblicazioni, ricorsi ed esposti, nello stesso giorno la stessa impresa è riuscita ad aggiudicarsi, in Ati, due gare per oltre 20 milioni di euro complessivi.

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