«Un evento importante, una finestra aperta per conoscere le radici e i successivi sviluppi del colle del Duomo. Per la prima volta nella sua storia millenaria l’area sarà luogo di indagini archeologiche».

Il vescovo di Viterbo Orazio Francesco Piazza ha introdotto così la presentazione del progetto di ricerca, finalizzato alla realizzazione di una cartografia geofisica archeologica del colle.

Indagini che si concentreranno in particolare sull'area del giardino alle spalle della cattedrale e del palazzo vescovile.

«Circa 3 ettari di superficie di quello che era il vecchio orto dei vescovi rimasta sigillata dalla fine del’400» ha specificato Santino Tosini dell'ufficio Beni culturali della Diocesi, auspicando poi il «recupero generale di tutta l’area così importante» essendo il nucleo insediativo da cui si è sviluppata la città medievale di Viterbo.

Un progetto fortemente voluto dal vescovo «per scoprire le origini della città di Viterbo» ha dichiarato il rettore dell'Unitus Stefano Ubertini sottolineando anche la convenzione biennale in essere tra l’ateneo e la Diocesi e il coinvolgimento nell'attività di ricerca dei docenti e degli studenti dei dipartimenti Distu e Disucom e dei liceali del Buratti.

«Un’idea ambiziosa» l’ha definita Ubertini chiosando: «Trasmettere la storia della città è importante perché poi la storia realizza il futuro».

Plaude il progetto la sovrintendente Margherita Eichberg perché «la zona del colle del Duomo è ancora avvolta nell’oscurità della conoscenza. Tutto ciò che si conosce è stato tramandato negli anni come leggenda».

Sottolineando di aver dato l’autorizzazione alla campagna di ricerca «che sarà effettuata per ora con interventi micro invasivi», la Eichberg garantisce la presenza della sovrintendenza durante le indagini.

Nessuno scavo del sottosuolo. Si partirà ad aprile procedendo con l’impiego di strumentazioni tecnologiche a «prospezioni geofisiche sul giardino vescovile e sulla piazza per individuare la presenza di strutture ed altre evidenze storiche e all’analisi stratigrafica dei complessi architettonici presenti nell'area» ha spiegato Giuseppe Romagnoli del Distu. Gli interventi mini invasivi riguarderanno i carotaggi per esaminare la stratificazione del sottosuolo.

Anche se la presenza di emergenze altomedievali è pressoché certa, Marina Micozzi del Disucom ha confessato che da decenni insegue il sogno di un'attività di indagine sul colle, dato che la «conformazione dell’area si presta bene a un insediamento etrusco».

Giampaolo Serone di Archeoares ha rivelato che «con Romagnoli da più di 20 anni parliamo di questo progetto. Si tratta di una zona che va indagata e attenzionata e la cartografia archeologica che verrà realizzata sarà supporto indispensabile per la rivalutazione dell'area e della città».

Monsignor Piazza ammettendo di essere «curioso di conoscere cosa c'è sotto il colle di Viterbo» ha auspicato che «le attività di ricerca possano fornire un contributo, in tempi brevi, sulla storia delle origini di Viterbo» e che le indagini proseguano oltre il biennio concordato con Unitus.