Ieri, 22 marzo, si è celebrata la Giornata mondiale dell’acqua, istituita dalle Nazioni Unite.

Una ricorrenza che è stata occasione per ragionare sull'importanza dell’oro blu in tutti gli aspetti socio-economici della vita umana.

E anche sui vari fattori che mettono a rischio una risorsa, il cui valore strategico è sempre più evidente a livello geopolitico. Senza andare troppo lontano, basta vedere la strategia delle multinazionali straniere per accaparrarsi la gestione dei servizi idrici degli Ato laziali e non solo.

L’allarme siccità inoltre amplifica ulteriormente la necessità di reperire e accantonare risorse idriche, in un’equazione in cui gestire l'acqua equivale a detenere un grande potere politico ed economico.

Per quanto riguarda la carenza idrica nel Viterbese, i dati relativi allo scorso mese di febbraio diffusi dall'osservatorio dell’Autorità distrettuale dell’Appennino centrale non sono confortanti.

Viene infatti confermato un decremento generalizzato soprattutto per quel che riguarda le sorgenti principali, come Piancastagnaio in cui si registra circa -60%.

Un segno negativo dovuto al perdurare della scarsità di pioggia che “seppur mitigata dalle precipitazioni in media avvenute nel periodo autunnale ed invernale, non ha consentito il recupero delle portate disponibili alle principali fonti di approvvigionamento ad uso potabile” riporta il bollettino dell'Autorità.

E se a febbraio è stato rilevato un lieve miglioramento, gli esperti lo riconducono “essenzialmente alla diminuzione della domanda da parte dell’utenza e dei consumi rispetto ai periodi estivi”.

Viene però evidenziata “la problematica strutturale legata alla presenza di arsenico e fluoro in molte fonti destinate ad uso potabile, che tende ad aggravarsi in condizioni di minore disponibilità della risorsa e conseguente maggiore stress della stessa per il soddisfacimento dei fabbisogni idrici”.

Sulla Giornata mondiale dell’acqua e sull’allarme siccità, che già la scorsa estate aveva messo in crisi in particolare Roma e Viterbo con il possibile ricorso al razionamento, è intervenuto anche il presidente della Regione Francesco Rocca.

Con un appello rivolto a cittadini, imprese e istituzioni a «considerare l’acqua sempre più come un bene comune globale, intervenendo in maniera radicale sugli sprechi idrici, promuovendo buone pratiche e comportamenti virtuosi».

«L’imponente fenomeno dei cambiamenti climatici, infatti, genera feroci disuguaglianze, colpendo non solo le comunità più fragili. Anche la situazione nel nostro Paese è preoccupante. – ha proseguito – Tre milioni e mezzo di italiani rischiano di avere l’acqua razionata dal rubinetto di casa. Da presidente della Regione posso assicurare che questi temi saranno al centro della nostra azione di governo. L’acqua è vita. Rispettarla, evitando sprechi e dispersioni, è un imperativo a cui la nostra Regione non intende sottrarsi».

In vista poi del periodo estivo da tenere sotto osservazione anche i segnali di sofferenza idrica che stanno interessando i fiumi e i laghi del Lazio.

A iniziare dalla perdurante decrescita del livello del fiume Tevere, dall’Umbria fino alla foce, e anche dell'Aniene, la cui portata è meno della metà della media storica. Per quanto riguarda gli specchi lacustri, il livello del lago di Bracciano resta di 14 centimetri in meno rispetto al 2022.