È stata la vicenda dell’Unione Musicale Civitavecchiese (UMC) a infiammare la prima parte del consiglio comunale di ieri, alla presenza di numerosi esponenti dell’associazione.

Al centro, la mozione di censura illustrata dal capogruppo di Fratelli d’Italia Massimiliano Grasso, primo firmatario Paolo Poletti, che chiedeva la revoca della delibera di Giunta 242 del 10 dicembre 2024.

È stato proprio Grasso a spiegare che l’opposizione ha scelto di agire con una mozione che potesse essere una sorta di salvagente da lanciare all’amministrazione, viste le numerose irregolarità riscontrate, proprio in virtù del grande valore attribuito all’Unione musicale civitavecchiese.

Anche Simona Galizia, ex assessore alla Cultura, ha spiegato che si sarebbero potute trovare altre strade meno anomale. Secondo l’opposizione, l’atto – relativo alla “regolarizzazione” dei rapporti tra Comune e UMC per l’uso dell’immobile comunale di via Bramante – presenta «profili di illegittimità» e rischi di «grave danno erariale».

La delibera quantifica un’indennità di occupazione di circa 160mila euro (dal 2015 al 2024) quasi interamente compensata con il costo definito a posteriori (sulla base della cifra da compensare) di 82 “uscite” della banda Puccini, lavori di manutenzione straordinaria e persino futuri interventi. Poletti e Grasso hanno evidenziato la mancanza di documentazione, ricevute fiscali e tracciabilità per gran parte delle esibizioni, compresi eventi durante il periodo Covid. Altro nodo, l’iscrizione dell’UMC al RUNTS che, come rilevato anche dal Sindaco, «non esisteva e si sta facendo solo ora».

«Non si mette in discussione il valore culturale dell’associazione – ha detto Grasso – ma il metodo. La mozione voleva essere anche una tutela per chi oggi vota, evitando rischi di responsabilità erariale».

Il sindaco Marco Piendibene, delegato al patrimonio, ha liquidato il potenziale conflitto di interessi (avendo dei familiari nell’associazione) dicendo di non aver partecipato alla seduta di giunta che ha portato all’approvazione dell’atto, ma ha difeso l’impostazione: «Le funzioni di una banda non sono quelle di un’associazione qualsiasi. La regolarizzazione è stata fatta con opere di compensazione e uscite, confermate dai dirigenti competenti. L’iscrizione al RUNTS è stata richiesta e lo sconto non sarà applicato finché non arriverà», ammettendone di fatto l’assenza.

In risposta alla mozione il Sindaco, nonostante appunto fosse assente alla seduta di Giunta, ha scelto invece di intervenire e votare in Consiglio Comunale, non curandosi stavolta del conflitto di interessi, ed ha letto la difesa preparata dagli uffici del Pincio.

In sostanza, quindi, il Sindaco ha avallato l’atto e ha parlato di una mozione «irricevibile» e strumentale, chiedendo perché non sia stato sollevato un caso anche per l’altra banda cittadina «che ha avuto lo stesso trattamento».

Le controrepliche della minoranza hanno smontato la difesa di ufficio del Sindaco, in particolare su due aspetti: che la banda musicale debba essere considerata una associazione “sui generis”, quasi parte del Comune, e per questo meritevole di un trattamento diverso rispetto agli altri soggetti affidatari di immobili comunali; e che i canoni non pagati, secondo Piendibene, non dovessero essere considerati alla stregua di altre tasse o tributi.

Le repliche sono arrivate sempre da Fratelli d’Italia. Sul primo punto è stato molto incisivo l’intervento di Simona Galizia, che ha ricordato il percorso avviato quando lei era assessore alla Cultura, per regolarizzare la situazione attraverso un regolamento ad hoc per le bande musicali, che però non prevedeva di certo azioni come quella messa in atto dalla Giunta Piendibene.

Mentre sull’altro aspetto Giancarlo Frascarelli, che aveva fatto acceso agli atti da cui è scaturita la mozione, è andato giù duro, affermando che “la cosa più grave di questa scelta dell’amministrazione è aver creato un precedente, per cui una associazione, perché i suoi vertici sono “conosciuti molto bene” dal primo cittadino, può vedersi compensati 160.000 euro di debiti verso il comune, mentre altri, a partire dai singoli cittadini a cui arrivano cartelle e tributi sempre più alti, vorrebbero anche essi essere aiutati dal Sindaco e non lo possano fare e devono pagare quanto dovuto”.

La mozione è stata respinta con 14 voti contrari e 6 favorevoli, ma il dibattito ha lasciato strascichi politici perché le risposte fornite dal Sindaco non hanno convinto l’opposizione, c’è ad esempio il problema legato alle future manutenzioni per 45mila euro compensati, l’assenza di tracciabilità documentale e di fatture o ricevute.

Per questi motivi i consiglieri di opposizione hanno spiegato che saranno costretti a procedere come scritto nella mozione stessa con un esposto a Corte dei Conti e Anac in quanto «pubblici ufficiali».

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