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Una gravissima carenza di acqua termale che avrebbe causato alla Terme dei Papi Spa un danno economico di oltre 35 milioni di euro. E’ ciò che si legge nella lettera inviata lo scorso 23 aprile a tutti i consiglieri comunali ed agli amministratori di Palazzo dei Priori da Fausto Sensi, rappresentante legale delle Terme dei Papi, in cui si lamenta senza mezzi termini l’inerzia del Comune per la carenza d’acqua cronica derivante dal calo dell’ “apporto alla struttura di meno di 20 litri/secondo complessivi, a fronte di un fabbisogno accertato in almeno 35 litri/secondo” dalla caldara del Bullicame e “dall’altra fonte di approvvigionamento (“Pozzetto”), sub-concessa alla scrivente per 23/24 lt./s., che non riesce a tutt’oggi ad erogare più di 19/20 lt./secondo”.
Questa insufficiente erogazione d’acqua, secondo la denuncia contenuta nella lettera firmata da Fausto Sensi, ha provocato il “contingentamento delle cure dei reparti di fangoterapia, ginecologia, delle cure vascolari e dermatologiche e, addirittura, alla riduzione dell’orario di apertura della grande piscina termale, all’eliminazione di alcuni settori strategici, su tutti quello di fisioterapia per trattamenti di fisiokinesi e riabilitazione motoria in acqua termale, la cui domanda, se opportunamente coltivata nei più prestigiosi canali medico-assicurativi, avrebbe avuto prospettive di ampio sviluppo, soprattutto in ambito post-operatorio e sportivo”.
Nella lettera Fausto Sensi ripercorre tutta l’impresa del padre, il cavalier Socrate Sensi, che “decise di cimentarsi, all'inizio degli anni ‘90, anche in un settore a lui sconosciuto, quello del termalismo intuendone le potenzialità di sviluppo e di stimolo all'economia dell'intera città. Sottoscrisse quindi un contratto di appalto tra il Comune di Viterbo e la Società gestione Terme”.
In questo contratto d’appalto, secondo la versione di Sensi, sono esplicitati tutti i punti non rispettati dal Comune di Viterbo e le decisioni dei giudici hanno dato ragione ai titolari delle Terme dei Papi Spa con la sentenza definitiva del Consiglio di Stato. Per la famiglia Sensi il Comune è del tutto inerte pur conoscendo gli estremi del contratto d’appalto e avendo contro le sentenze citate. Marco Sensi, contattato al telefono, per ora non commenta l’accaduto in attesa di maggiori approfondimenti della vicenda e in attesa che il Comune prenda in considerazione la situazione che potrebbe costare a Palazzo dei Priori decine di milioni di euro