«Delibera propagandistica, di facciata. Di fatto lascia tutto invariato».

Una bocciatura netta e corale quella riservata dai gruppi di minoranza al regolamento per la variazione dell’aliquota di compartecipazione dell’addizionale comunale all’Irpef, imposta sul reddito delle persone fisiche, oggetto ieri della riunione congiunta di prima e seconda commissione. L’amministrazione Frontini ha rimodulato le aliquote e le fasce di reddito in risposta «a un accordo con le organizzazioni sindacali» ha spiegato l’assessore al Bilancio Elena Angiani.

Il Comune di Viterbo fino ad oggi prevedeva una sola aliquota con un’addizionale dello 0,76%.

Con il regolamento illustrato ieri, e approvato in commissione, le fasce di reddito sono diventate quattro con addizionali (quasi) differenti.

A chi le ha fatto notare che le fasce di reddito previste dal Governo saranno tre, l’assessora ha replicato che «è stata lasciata facoltà ai Comuni di mantenerne quattro».

La proposta dell’esecutivo Frontini prevede quindi quattro scaglioni di reddito e altrettante addizionali. Nel dettaglio: per lo scaglione fino a 15mila euro di reddito - che riguarda la fascia più consistente di popolazione - l’aliquota è scesa dallo 0,76 allo 0,75 pari a una riduzione di 1,50 euro annuo; per i due scaglioni che interessano i redditi fino a 28mila euro e fino a 50mila aliquota invariata dello 0,76% mentre per chi supera i 50mila euro sale allo 0,8. Il massimo applicabile.

«Una delibera propagandistica. - tuona il capogruppo Pd Alvaro Ricci - Non cambia nulla se non il messaggio che la maggioranza ha ridotto l'addizionale ai redditi più bassi. Sarebbe stato più significativo un aumento rispetto ad alcuni scaglioni incrementando così il gettito comunale per poter aiutare chi è in difficoltà».

Concorda il leghista Andrea Micci: «La riduzione sui redditi fino a 15mila euro è un’operazione di facciata. Il Comune incassa la stessa cifra. Non c’è un beneficio reale».

L’esponente salviniano pone inoltre l’accento sui dati «non veritieri» su cui gli uffici hanno lavorato per stabilire le aliquote. I dati disponibili infatti sono quelli relativi al 2020, periodo di piena pandemia. Chiedendo poi di avere contezza del numero di persone suddiviso per fasce di reddito.

21.356 si trovano nella fascia fino ai 15mila euro, 12.361 fino a 28mila, 9.542 fino a 50mila e 2985 superano i 50mila euro.

Dati però che potrebbero risultare “falsati” dalla particolare contingenza vissuta nel 2020.

E in virtù di ciò la consigliera dem Francesca Sanna ritiene che «tale annualità sia una base rischiosa su cui farsi un’idea» e chiede all’assessora Angiani «di monitorare la situazione nel corso dell’anno».

Voto contrario dunque da Pd e Lega. Netto no anche da parte di Fratelli d’Italia con la capogruppo Laura Allegrini che boccia la delibera «perché non risponde alla progressione richiesta dai sindacati» e rimarca che coloro che rientrano nelle due fasce di reddito centrali - quelli fino ai 28mila euro e fino ai 50mila - «con l’addizionale invariata allo 0,76% sono privilegiati rispetto agli altri».

Lapidario il commento di Luisa Ciambella, capogruppo Per il Bene Comune: «Voto no perché non capisco la ratio della delibera».

Dopo il via libera congiunto delle due commissioni, il regolamento dovrà passare al vaglio del parlamentino di Palazzo dei Priori. Con l’opposizione pronta a dare di nuovo battaglia.