di MASSIMILIANO GRASSO
Con Mafalda Molinari se ne va un pezzo importante della storia di Civitavecchia del ‘900. La storia di chi, seguendo le orme del padre Angelo, ed affiancadolo fin dall’inizio nei momenti più difficili, ha costruito dal nulla l’unica vera realtà industriale locale, che con la sambuca ha portato il nome di Civitavecchia in tutto il mondo. Una storia di successo e sacrifici, quella della signorina Molinari, come affettuosamente la chiamavano quanti la conoscevano da sempre, in città. Anche dopo che nel 1994 venne eletta a Palazzo Madama e divenne la “Senatrice”.
Una storia di famiglia. Nel 1945, a guerra appena finita, nacque la “Sambuca Extra Molinari”, per inziativa del commendatore Angelo Molinari. Si cominciò con poche bottiglie, in modo artigianale.Mafalda, allora, si occupava un po’ di tutto: dall’amministrazione alla preparazione delle bollette, fino alle consegne: inforcava la motocicletta o saltava sul furgoncino della ditta per rifornire bar e ristoranti. Ma all’occorrenza, sapeva anche produrre il distillato, che diventava sempre più ricercato. Fu così per quasi 15 anni, poi venne il boom italiano: nel 1959 nacque il primo opificio semi-industriale, seguito dal secondo nel 1964 e dal terzo nel 1975.
La sambuca si impose come liquore alla moda nella “dolce vita” e da allora fu un successo continuo, fino ai 7 milioni di bottiglie prodotte in Italia nel 2006, senza contare l’esportazione e gli altri marchi nel frattempo acquisiti.
Ma la storia di Mafalda Molinari, che fino a pochissimi anni fa ogni giorno era presente nel suo ufficio al primo piano della sede di via Aurelia Nord, non si ferma alla vicenda, già di per sé di eccellenza, dell’azienda che porta il nome della sua famiglia, che poi è la storia della sambuca.
La storia della “Signorina” Molinari è una storia di impegno politico, sempre dalla stessa parte, che poi, per mezzo secolo, è stata la parte più difficile da rappresentare, soprattutto in una città con il dna di sinistra come Civitavecchia, quella della destra storica di Giorgio Almirante, fino al contributo di primaria importanza nella fondazione di Alleanza Nazionale, con Gianfranco Fini che la volle candidata, subito eletta, al Senato nel collegio di Civitavecchia, con i consensi di tanti civitavecchiesi che votarono soprattutto per lei, una Civitavecchiese le cui posizioni erano sempre state rispettate anche dagli avversari politici, dentro e fuori il Consiglio Comunale, dove Mafalda venne eletta negli anni 70 con il Movimento Sociale Italiano.
La storia di Mafalda Molinari, infine, è soprattutto – per lei che non si è mai sposata - una storia di cuore. Una storia del suo amore per Civitavecchia, al di là di ogni colore politico. Un amore autentico, unito ad una grande generosità, che nel corso degli anni hanno fatto della Senatrice una delle personalità civitavecchiesi più benvolute in assoluto in città, e non solo.
Tante, tantissime le persone e le famiglie che quasi quotidianamente suonavano alla sua porta in via Berbera o le scrivevano in azienda per presentarle progetti o rappresentarle bisogni e difficoltà. Tante, tantissime le persone e le famiglie che ha aiutato, in silenzio e con la discrezione e riservatezza che erano il suo tratto distintivo. Fino alle associazioni e agli enti che si rivolgevano a lei per progetti più importanti, che la signorina Molinari ha sempre cercato di sostenere, fino ad “istituzionalizzare” questi interventi nel 2006, con la nascita della Fondazione Angelo Molinari, voluta fortemente dalla Senatrice sia per onorare la memoria di suo padre Angelo, sia per portare nel panorama medico e scientifico un nuovo impulso che è servito anche a realizzare numerosi progetti di rilievo per le strutture sanitarie e ospedaliere locali.
Ora l’auspicio è quello che la Città di Civitavecchia, tutta, sappia onorare come dovuto la memoria di una Civitavecchiese che tanto ha dato alla sua città. Quando era in vita le venne intitolata una sala della Cittadella della Musica, ora il minimo che si possa fare è ricordare Mafalda Molinari abbinando il suo nome ad una via o a una struttura importante della città, cercando - con il consenso della famiglia - di realizzare un progetto a cui la Senatrice pensava da tempo, ma al quale poi non aveva più dato seguito: quello di realizzare un museo sulla storia della sambuca e – quindi, va con sé - della famiglia Molinari. I messaggi di cordoglio pervenuti ieri dalle istituzioni, dalle forze politiche e sociali, dall’associazionismo e dai semplici cittadini, in una Civitavecchia in cui nessuno riesce ad essere profeta in patria, sono l’ultima e importante dimostrazione di come la signorina Molinari sia stata, anche in questo, una positiva eccezione, da cui prendere esempio, nel voler bene alla città, aiutando le persone.