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Don Ivan Leto*
La scena di Gesù che scaccia i venditori dal Tempio di Gerusalemme è così animata da attirare tutta quanta la nostra attenzione, correndo però il rischio di lasciare in ombra quello che più conta.
I giudei, infatti, avevano chiesto a Gesù "un segno" che giustificasse il suo gesto e il Signore, in risposta, getta una sfida: "Distruggete questo tempio e io in tre giorni lo farò risorgere".
Solo dopo la risurrezione gli apostoli capiranno che il tempio di cui parlava Gesù era il suo corpo. Se anche noi siamo attirati dal gesto di Gesù che rovescia i banchi dei mercanti, a quelli che parlavano con lui il cenno alla risurrezione doveva suonare come una bestemmia. Infatti il tempio in ogni cultura religiosa rappresenta l'ombelico che congiunge terra e cielo, il luogo del divino e la sorgente dell'umano, il centro dello spazio e del tempo.
Ora invece, con la persona di Gesù questo "luogo" non sarà più localizzato a Gerusalemme, né in nessun altro posto, ma sarà lui stesso il vero santuario dove abita Dio; e di questo edificio sacro che è il suo corpo, Gesù ne è la testa e i credenti ne sono gli arti. Gesù è il nuovo santuario, "luogo" dove la comunione tra Dio e l'uomo è piena di vita. "Non fate della casa del Padre mio un mercato!".
È appena l'inizio del quarto Vangelo, ma ne siamo già al centro. L'azione di Gesù che rimuove e distanzia tutto – mercanti, animali e denari – dal piazzale del tempio, dalla casa di Dio, non è solo un gesto moralistico.
Il fatto è che, d'ora innanzi, è da lui che si deve andare. Tutto il resto era solo una traccia. Torniamo ancora alla scena raccontata nel Vangelo.
Il tempio di Gerusalemme, luogo dell'incontro con Dio, si era trasformato in mercato per la compravendita di buoi, pecore e colombe e per il cambio delle monete "impure" in quelle"pure" coniate dal santuario stesso. Gesù mette a soqquadro la casa del mercato perché torni ad essere la casa del Padre.
E perché questo accada compirà l'atto supremo dell'amore:dare la vita per gli amici. A dargli la morte non saranno né i traditori né gli uccisori, ma Egli offre se stesso, in obbedienza al Padre che lo glorificherà rivelandolo come Figlio di Dio, egli stesso Dio.
*Don Ivan Leto
Cattedrale
Diocesi
Civitavecchia - Tarquinia