CIVITAVECCHIA – Il 7 giugno 1944, mentre le truppe tedesche si ritiravano, Civitavecchia veniva liberata dalle forze alleate. Della città non rimaneva un granché. Questo è uno degli anniversari che la comunità civitavecchiese ha preferito obliare, mettere nel dimenticatoio. Chiaramente scelte politiche d’antan.

In una cronaca di quei giorni, vergata dal frate cappuccino Francesco Cirilli, si legge che: “Verso le 9½ di questo giorno senza colpo sparare colonne interminabili di carri armati, autoblindo, soldati ecc. entrano a CV per l’Aurelia, per la Claudia, per la Braccianese si avanzano cauti ma potenti verso i punti strategici. Non oso dire le mie impressioni che erano di speranza e di dubbio insieme. A Dio che giuoca coi destini dei popoli e fa i conti senza sbagliarli, lui somma Sapienza, bontà, potenza, abbia pietà della nostra patria. Da lamentare tre morti: un carabiniere, un vigile urbano, una guardia giurata per opera di sbandati italiani”.

Nasce da qui la curiosità di dare un nome a queste vittime anonime della guerra. Da alcuni anni su internet, il Ministero della Cultura ha realizzato il “Portale Antenati. Gli Archivi per la Ricerca Anagrafica” in cui, con un po’ di perizia e altrettanta dose di fortuna, si possono trovare notizie sui propri antenati o elementi utili per una ricerca storica come i dati esposti in questo almanacco.

Alla data del 7 giugno 1944, nel registro degli atti di morte del Comune di Civitavecchia, il dottor Giuseppe Gustavo Forcesi, “delegato del sindaco con atto otto giugno corrente anno” annota che il due luglio dello stesso anno, la Regia Pretura di Civitavecchia ha inviato al Comune un avviso di morte di tale Lupi Raffaello dell’età di 58 anni, di razza ariana, residente in Civitavecchia, nativo di Pomarance (Pisa), coniugato. Sempre la Regia Pretura comunica la morte di Bardino Alfieri, anni 34, nativo di Serramanna (Sud Sardegna), non coniugato.

Girando pagina, è la volta di Ernesto Clinimarchi, venticinquenne, nativo di Sulmona (L’Aquila), anche lui celibe. La morte è sempre segnalata dalla Regia Pretura di Civitavecchia.

Sono loro il carabiniere, il vigile urbano e la guardia giurata di cui frate Francesco annota la morte nella cronaca del Convento dei Frati Cappuccini di Civitavecchia? Non ho trovato altri dati per meglio identificare i tre anche se la provenienza dalla Pretura della notizia della loro morte avvalora con molta probabilità la loro morte violenta.

Il registro dei morti del 1944 riporta anche i caduti nel bombardamento del 12 maggio, l’ultimo che fece vittime fra la popolazione civitavecchiese. È sempre padre Francesco che rievoca il dramma:

“Ore 9.20: più numerosi che il 14 maggio dell’anno scorso, fortezze volanti battono con orribile placida sicurezza la zona della Cisterna con infinite bombe grossissime dalla macchia dell’Infernaccio al mare. Tirate a catena, di immensa potenza sconvolsero ogni cosa. Dal Convento dove mi trovavo corsi sul luogo del disastro e mentre il Parroco dei Salesiani amministrava i Sacramenti ai pochi colpiti, io dissotterrai colle mani, insieme al figlio, una povera vecchia, restata coperta dalla casetta e salva sotto la porta piegata e rotta ad arco acuto”.

I morti registrati “a seguito di bombardamento aereo nemico su questa città” sono Romano Solfanelli, di anni 7; Enrico Grieco, di anni 9; Maria Pace, di anni 55; Teresa Sartorelli, di anni 26; Domenico Chiossi, di anni 48; Domenica Mangano, di anni 28.

I registri dell’anagrafe sono carte che la burocrazia esige, e diventano per noi che li sfogliamo ottanta anni dopo testimoni muti ma drammatici di una guerra assurda che distrusse la nostra Città innocente.