ENRICO CIANCARINI*

CIVITAVECCHIA – È un anniversario che nessuno ha festeggiato. Nel piazzale periferico che gli hanno dedicato qualche anno fa, forse per compiacere la figlia, nessuno ha posto una corona di fiori.

Cento anni fa, il 24 maggio 1923, si insediava nel palazzo municipale di piazza Vittorio Emanuele il primo (ed unico) sindaco fascista di Civitavecchia, l’imprenditore Francesco Cinciari. Da tale data ha inizio il lungo e livido ventennio di amministrazione fascista della città portuale.

Nel giorno dell’ottavo anniversario dell’entrata in guerra dell’Italia, si tiene la prima riunione del neoeletto Consiglio comunale. Le prime elezioni municipali civitavecchiesi sotto il governo di Mussolini si erano svolte una decina di giorni prima, il 13 maggio. Le urne registrarono una travolgente affermazione della lista fascista. Il nuovo consiglio comunale vedeva i fascisti e i loro alleati, gli ex nazionalisti, dominare completamente la scena.

Su 6.143 iscritti alle liste elettorali, i votanti furono 3.842, il 62%; Leopoldo Fella, con 3.659 preferenze, fu il consigliere più votato, seguito da Alfredo Pirani con 3.653 voti. Gli altri consiglieri comunali eletti furono: Goffredo Augustini, Ivo Barletta, Filippo Bastianelli, Giuseppe Borruso, Oscar Busnengo, Amedeo Casali, Francesco Cinciari, Ilario Cordelli, Giovanni De Filippis, Alessandro Di Pinto, Francesco Feliciani, Alfredo Inesi, Lieto Leti, Dino Renato Martini, Nello Mettini, Armando Molini, Raffaele Morando, Ranieri Nani, Domenico Palomba, Francesco Petronilli, Guido Picchiotti, Francesco Ponti, Raimondo Romitelli, Umberto Sleiter, Goffredo Sposito, Emilio Stella, Fernando Tagliaferro, Edoardo Turci. Gli elettori potevano esprimere preferenze multiple.

Il 24 maggio, Francesco Cinciari fu proclamato all’unanimità sindaco di Civitavecchia. Assessori della Giunta furono nominati il colonnello Leopoldo Fella, Nello Mettini, Guido Picchiotti, Lieto Leti e Domenico Palomba. L’insediamento del nuovo consenso cittadino fu salutato da “una calda affermazione d’italianità”, testimoniata dall’invio di “telegrammi devoti al Re ed al Presidente del Consiglio, On. Mussolini.” Alla fine della seduta “una imponente dimostrazione ha percorso la città festante” scriveva il Messaggero del 26 maggio 1923. In un’informativa dei Carabinieri si registrava che “oltre un migliaio di persone, riunitesi sotto il Municipio, fecero dimostrazione simpatia consiglieri, indi formatosi corteo con bandiera e musica, percorse principali vie della Città. Nessun incidente.”

Il neosindaco aveva conquistato le simpatie fasciste durante il “biennio nero” favorendo le squadracce provenienti da Roma o dalla Toscana che giungevano a Civitavecchia con l’obiettivo di scardinare la più agguerrita roccaforte bolscevica del Lazio, un ostacolo quasi insormontabile sulla strada per Roma. I fascisti puntavano a sottomettere la Cooperativa dei lavoratori del Porto che gestivano lo scarico e il carico delle navi nello scalo cittadino, operazione ripetuta anche negli altri porti italiani. A quell’epoca, come oggi, chi controllava gli scali portuali, controllava il Paese.

Dopo l’eccidio fascista del 19 maggio 1921 in piazza Vittorio Emanuele che aveva visto la morte di tre operai, nella notte fra il 22 e il 23 maggio qualcuno fece saltare in aria il rimorchiatore “Labor” di proprietà della ditta “Cinciari e Parrini”. L’Ordine nuovo, organo dei comunisti italiani, scrisse compiaciuto che “l’opera di distruzione non poteva essere più completa. Dei rottami veduti a galleggiare a fior d’acqua, il più grande non supera i due metri”.

L’amministrazione Cinciari durò meno di tre anni. Civitavecchia nei secoli ha cambiato regime politico: dal liberale al fascista e poi al repubblicano ma le crisi amministrative si ripetono e ormai sono ordinaria amministrazione. Nei primi anni del regime, gli scontri all’interno del Partito furono continui e violenti, con numerose interferenze da Roma. Durante il 1923, per alcuni mesi, Cinciari fu reggente della segreteria politica del Fascio e diede il via alla prima epurazione interna del locale fascio di combattimento, ed è forse in questo ruolo che si crearono le prime e profonde inimicizie nell’ambito del partito. La crisi ebbe infine il suo epilogo nel dicembre 1925. Il Messaggero del 4 dicembre riporta un’ampia cronaca della seduta del Consiglio comunale del 2 dicembre. Prende la parola il sindaco Francesco Cinciari che afferma: “Non vi nascondo, egregi colleghi, che mi trovo in condizioni delicate, per ragioni note, nel momento purtroppo, in cui Civitavecchia sta realizzando un programma di opere, sorte in nome del Fascismo e che hanno trasformato completamente la città dalle sue fondamenta. Ho obbedito ed obbedisco alla Gerarchia … L’Amministrazione deve rimanere ed integrare il vostro pensiero e quello del Fascismo. Deve forte rimanere al suo posto di combattimento. Nessuno è necessario al mondo e senza Cinciari, può ben vivere l’amministrazione”.

Dopo il lungo discorso dell’ormai ex sindaco, assume la presidenza Palomba, che esprime il suo rammarico e quello dei colleghi per le dimissioni del sindaco. Prosegue affermando che l’amministrazione avrebbe potuto fare molto di più, se non fossero sopravvenuti degli eventi sfavorevoli. Ma “certi provvedimenti non si discutono, si accettano disciplinati da fascisti, come noi, pienamente consci del dovere compiuto.” La Giunta pertanto si dimise e fu sostituita nei successivi giorni da un commissario prefettizio, figura sovente presente all’interno del municipio civitavecchiese.

Il regime fascista nel 1926 abolì i consigli comunali e la figura del sindaco. Civitavecchia fu adeguata alla nuova normativa con la nomina il 9 giugno 1927 a primo podestà della città di Francesco Cinciari. Il prefetto di Roma, Paolo D’Ancora, scriveva in questi termini al ministero degli Interni: “La situazione politica nella città di Civitavecchia si è venuta a chiarire in questi giorni in modo che ora sono in grado di fare la proposta per la nomina di quel Podestà. Ritengo pertanto opportuno che sia posto termine all’attuale gestione straordinaria del Comune e sia provveduto alla nomina del Podestà. A tale carica designo il Comm. Francesco Cinciari già sindaco di quella Città dimessosi da tale carica – che aveva tenuto lodevolmente per oltre tre anni – fin dal dicembre 1925 per la nota vertenza con la Federazione Provinciale Fascista del tempo. Egli oggi viene designato a Podestà anche dai suoi antichi avversari che si mostrano ormai disposti a collaborare con lui. Il Comm. Cinciari assolverà gratuitamente la carica cui vengo a proporlo”.

La crisi interna al locale movimento fascista sembrava risolta, il segretario del Fascio, Gino Alibrandi, il 23 maggio scriveva al segretario federale dell’Urbe per proporre Cinciari alla carica di podestà. L’ex sindaco si insediò a Piazza Vittorio Emanuele il 13 luglio.

Nelle carte della prefettura è conservato il testo del brindisi che Ilario Cordelli formulò in onore del primo podestà di Civitavecchia. Non sappiamo in che data e in che luogo fu declamato, nei banchetti politici già dall’Ottocento era usanza comune onorare il vincitore o l’ospite d’onore con delle parole di buon augurio. Lo riportiamo per rivivere una tradizione del tutto persa da decenni:

“Oggi con grande giubilo/ e con solennità/ plaudente tutto il popolo/ fu fatto il podestà// Un podestà simpatico/ di grande attività/ sostenitore intrepido/ del ben della città//Checchino inver lo chiamano/ con familiarità/ gli amici che lo adorano/ per la sua gran bontà//Ei tutto suol risolvere/ a gran velocità/ e tutto affronta e supera/ senza difficoltà//Leviamo dunque i calici/ e con sincerità/ lieti gridiamo e unanimi/ evviva il podestà!” Pochi anni dopo fu Cordelli a sostituirlo come podestà.

Francesco Cinciari si dimette da podestà il 20 aprile 1931, nella sua lettera di dimissioni scrive:

“Dopo circa 9 anni di dedizione assoluta al Fascismo ed alla mia città, desidero ritornare fra i ranghi e dedicarmi maggiormente alla mia famiglia ed al mio lavoro”.

Finiva così la sua esperienza politica al servizio del regime fascista ma proseguiva la sua attività di imprenditore e scrittore su cui ritorneremo in un prossimo Almanacco.

*Presidente Società Storica Civitavecchiese