ENRICO CIANCARINI

Monsignor Luigi Drago, vescovo di Tarquinia e Civitavecchia, muore il 4 novembre 1944. I funerali si svolsero il successivo 9 novembre nel Duomo tarquiniese. Era presente il suo conterraneo ed amico Angelo Roncali, futuro papa e santo. Un sacerdote scrisse: “ecco un Vescovo che muore da Vescovo, col pastorale in mano, lavorando fino all’ultimo, intento all’opera del santo ministero e al magistero della parola” (A. Ballini, Mons. Luigi Drago: il “Vescovo parroco”, 2012).

Appresa la morte del presule, il sindaco di Civitavecchia Pietro Scala scrisse che monsignor Drago “fu vittima degli orrori della guerra, il suo grande cuore, carico di dolori per le immani sciagure e miserie abbattutesi sulla cara Civitavecchia aveva cessato per sempre di palpitare”.

Parole riportate da monsignor Italo Benignetti nella sua Storia della Chiesa in Civitavecchia (1979) in cui, narrando i tragici avvenimenti del 14 maggio 1943 e dei successivi bombardamenti che distrussero la città e costrinsero quasi tutta la cittadinanza ad abbandonare le proprie case, paragona il vescovo Drago ai suoi predecessori che compirono gesta eroiche durante le scorrerie saracene.

Il prossimo anno saranno ottanta anni dalla morte, monsignor Drago è ricordato con una via nella sua Cologno al Serio ed un’altra gli è stata dedicata a Bergamo dove studiò e fu ordinato sacerdote il 28 maggio 1904. Civitavecchia non lo onora né lo ricorda nella sua toponomastica.

Il vescovo non fu l’unico religioso che si adoperò a favore della popolazione superstite durante il drammatico anno che va dal 14 maggio 1943 all’8 giugno 1944 quando le truppe alleate fecero il loro ingresso in una spettrale Civitavecchia. Salesiani e cappuccini furono a fianco delle vittime.

Monsignor Benignetti scrive che “il convento dei padri Cappuccini divenne sede della Curia Vescovile, trasferitasi poi ad Allumiere, degli uffici dell’annona, del forno Spinelli, dei Carabinieri ed in seguito del comando tedesco”.

Il convento dei frati cappuccini si trovò suo malgrado ad essere il fulcro di quel poco di vita amministrativa superstite nella città devastata. Al convento ad un certo punto rimase un solo frate, fra Francesco Cirilli da Bolsena (al secolo Antonio).

Nato nella cittadina lacustre il 23 agosto 1914, ha solo ventisette anni quando è inviato a Civitavecchia nel 1941 come vicario. Diventa superiore del convento nel settembre 1943.

Alcuni cittadini civitavecchiesi nel gennaio 1945 scrissero al Provinciale una lunga lettera di elogio di padre Francesco che è stata pubblicata nel Bollettino ufficiale della Provincia romana dei FF. MM. Cappuccini nel 1990 in occasione della morte avvenuta il 17 marzo 1990:

“Padre Francesco rimasto solo, ha dovuto sostituire tutti, passando dall’altare alla cucina e all’orto. Chi confortava durante i bombardamenti tutte le persone che si rifugiavano al convento? Chi, quasi sotto le bombe, scendeva in città a dare il Viatico ai morenti e a tirar fuori qualcuno sepolto sotto le macerie? Chi aiutava qualche disgraziato rimasto senza tetto e senza minestra? Padre Francesco da Bolsena, che la popolazione vedeva in quei tragici momenti e benediceva.

Consigliere di tutti, aiutava ed animava chiunque, particolarmente quando sopraggiunse l’occupazione tedesca. In tale periodo molti ufficiali e soldati italiani trovarono qualche piatto di minestra, la conservazione dei loro oggetti e la parola buona e affettuosa di un fratello. Quando i tedeschi occuparono il convento, il padre Francesco fece di tutto per distoglierli; ma ogni ragione non valse di fronte alla forza e fu costretto a sgombrare il convento.

Chi ha salvato tutto l’arredamento del convento e della chiesa? In quei giorni il padre Francesco ha fatto il facchino nel senso più duro della parola mettendo in salvo il materiale portandolo nel convento di Tolfa. Chi suonava la campana della chiesa del convento, l’unica rimasta in piedi, e chi celebrava ogni mattina la santa Messa, sotto i bombardamenti e il continuo passaggio di aerei? Chi ha festeggiato religiosamente tutte le feste e la santa Pasqua alla chiesa dei cappuccini? Chi ha salvato il convento dalla rapina e dalla distruzione dei tedeschi nonché degli italiani? Padre Francesco, sempre presente in ogni momento ed in ogni occasione, giovandosi ora del suo abito, ora della sua forza fisica, della sua bontà ed ella sua carità. [omissis]

Arrivati gli Alleati, questi occuparono tutto il campo e la macchia del convento. Il convento venne requisito dai carabinieri, dal Comune e dal Governatore dell’A.M.G. [omissis]

Riuscito a far lasciare completamente libero il convento, egli, sempre solo e unico, incominciò l’opera di ricostruzione, compiendo ogni sorta di lavori, riportando il materiale da Tolfa e riportando così al suo vecchio stato la clausura del convento …

Quale sia stata l’ammirazione e l’affetto per padre Francesco di tutta la popolazione, dalla più vicina alla più lontana casa dal convento, riteniamo superfluo dirVi … Mettiamo però in evidenza che grande era la stima e la fiducia del defunto vescovo di Civitavecchia mons. Luigi Drago, nei riguardi di padre Francesco …”

Due uomini di chiesa che donarono sé stessi affinchè la Comunità civitavecchiese non si oscurasse totalmente. Da quelle tragiche vicende sono trascorsi ottanta anni. Oggi è giusto che la Città onori monsignor Luigi Drago e frate Francesco Cirilli intitolando loro delle vie od altro mostrando così riconoscenza e rispetto a chi tanto si adoperò per i Civitavecchiesi nel momento del dolore più acuto e del bisogno materiale e spirituale più grande.