Don Ivan Leto*

La pagina del capitolo undicesimo di Giovanni è una delle più note del quarto Vangelo. La risurrezione di Lazzaro, uno dei migliori amici di Gesù. A Betania, ci si arriva da Gerusalemme percorrendo appena tre chilometri. Proprio su Betania si abbatte la tragedia: Lazzaro si ammala gravemente. Qualcuno si prende la briga di avvisare Gesù, di dirgli: "il tuo amico è malato". Gesù non fa nulla, e Lazzaro muore. Il Maestro non guarisce Lazzaro, ma scende a vedere, si fa presente. Giovanni descrive l'incontro di Gesù con Marta e Maria, sorelle di Lazzaro, in una situazione all'apparenza drammatica, aspra. Il tumulto è grande, c'è molta gente intorno a Marta e Maria. Sapendo che arriva Gesù, finalmente, Marta prima e poi Maria, escono di casa e gli vanno incontro. Le sorelle non

disperano. Attendono fiduciose poiché l'amico, il Signore Gesù è con loro. E qui l'inaudito accade. Gesù prima si commuove, poi scoppia in lacrime. Questo pianto singhiozzante di Gesù rompe gli argini, frantuma i pregiudizi, ci rivela il vero volto di Dio. Un Dio che piange, che condivide il dolore dell'uomo. E ancora lacrimante, Gesù prende la decisione e grida: "Lazzaro, vieni fuori". E così, Gesù ridona la vita a Lazzaro e lo restituisce alle sue sorelle. Nulla, neanche la morte può fermare l'amore disarmante di Dio.

Don Ivan Leto

sacerdote della Diocesi

Civitavecchia - Tarquinia