di ROBERTA GALLETTA
Contemporaneamente alla costruzione del porto traianeo e alla fondazione della città di Centumcellae, tra il II e il III secolo d.C. viene costruito un acquedotto per permettere l’approvvigionamento idrico per la popolazione che comincia a diventare parte integrante dell’impianto civico costruito alle spalle del porto. La città romana, infatti, è ormai già vitale dopo solo qualche anno dalla fondazione del porto e, proprio perché la popolazione è diventata numerosa, l’imperatore Traiano decide che, accanto alla costruzione del suo grandioso scalo portuale, debba essere messa in cantiere anche l’edificazione di un acquedotto che provveda alla fornitura di acqua potabile per la nuova città. Per iniziare i lavori dell’imponente ed impegnativa struttura vengono aperte cave di pietra e di vari materiali, fornaci per produzione di mattoni e strade di servizio per il passaggio degli uomini e dei carri, ancora oggi percorribili e giunte fino a noi grazie al recupero che, alla fine del XVII secolo, sarà fatto dell’intera struttura da Papa Innocenzo XII.
Se infatti oggi abbiamo memoria tangibile di tutto il percorso dell’acquedotto di Traiano è grazie alla perfezione dell’antico tracciato romano, talmente funzionale ingegnoso da essere recuperato e restaurato dopo oltre quindici secoli sia nelle due sorgenti che si trovano nell’attuale comune di Allumiere, già utilizzate in precedenza, quella del Passo della Vecchia, detta anche dei Cinque bottini, e quella della Trinità , sia nel tracciato che è praticamente lo stesso.
La ricostruzione di questa importante opera sotto la direzione dell’architetto Carlo Fontana inizia nel 1692 e termina nel 1702, quando è condotta a termine dal successore di Innocenzo XII, Clemente XI.
In seguito Benedetto XIV ordina l’edificazione della fontana del Vanvitelli, la parte terminale del percorso dell’acquedotto e posta al centro del muragliore di Urbano VIII nel porto, che glorifica così la conduzione di acqua nello scalo e in tutta la città, assicurandone l’approvvigionamento idrico sino alla fine del XIX secolo e per tutta l’epoca moderna.
A memoria di questa grandiosa opera traianeo-innocenziana restano oggi visibili non solo le tante arcate presenti nella vallata di Fiumaretta e in via delle Molacce, ma anche parte dell’antico acquedotto presente sotto l’edificio di via Terme di Traiano che ospita gli uffici della ASLRMF, della Agenzia delle Entrate e del supermercato Conad.
Testimonianze queste lasciate, come la maggior parte dei monumenti e delle tracce archeologiche cittadine, nell’oblio e nell’incuria più totale che fanno ulteriormente inorridire con l’intitolazione, beffarda, di via dell’Acquedotto Romano, la strada aperta a fianco dell’edificio di via Terme di Traiano. Un ulteriore schiaffo al già troppo martoriato patrimonio culturale di Civitavecchia.


