di CARLO CANNA
Le origini
La storia della sambuca, il liquore dolce e forte la cui base è costituita dagli olii essenziali ricavati dalla distillazione dei semi dell’anice, è indissolubilmente legata alla città di Civitavecchia. Se le virtù terapeutiche della pianta aromatica di provenienza asiatica erano già ben note in antichità, resta incerta l’origine della bevanda che potrebbe risalire al IX secolo, quando le navi dei Saraceni provenienti dal “misterioso Oriente” invasero il porto di Centumcellae. Quello che sappiamo con certezza è che nel lontano 1851 l’ischitano Luigi Manzi produceva a Civitavecchia una Sambuca ricavata dall’anice comune (detta anche anice verde) all’interno di una distilleria posta in Prima Strada, vicino alla chiesa di S. Maria, in un locale situato sopra il porto. Spesso si crede erroneamente che l’origine del termine “Sambuca” derivi dalla pianta di sambuco mentre è lo stesso Manzi a fornirci una spiegazione ben diversa attraverso una lettera da lui scritta nel giugno del 1851 che recita così: “Produco un'anisetta fina che fà ottimamente allo stomaco dopo il pasto [chiamata Sambuca] per via dei sambuchelli, gli acquaioli delle parti mie [Napoli e l'isola d'Ischia] che vanno né campi a dissetare i contadini recando loro acqua e anice”. Negli anni in cui a Civitavecchia si produceva con successo la “Sambuca Manzi”, a Roma stava nascendo la figura imprenditoriale di un personaggio destinato a cambiare per sempre la storia del liquore civitavecchiese: il suo nome era quello di Angelo Molinari.
Gli inizi e i primi successi
Dopo aver iniziato a produrre liquori e profumi nella Capitale durante gli anni ’20 del Novecento, Molinari decide di trasferirsi ad Addis Abeba, in Etiopia (erano gli anni del colonialismo italiano) dove gestisce un locale chiamato il “Bar del Capo”. In seguito, nel 1936, torna in Italia e si trasferisce a Civitavecchia per collaborare con la FA.MA. (acronimo dei cognomi dei soci Gerlando Fanuele ed eredi Manzi), un’altra distilleria produttrice di Sambuca presente in città, la cui attività finì per esaurirsi verso la fine degli anni ’60. Alla “Sambuca Manzi”, ricavata dall’anice comune (Pimpinella anisum L.), Angelo Molinari nel 1945 affiancherà la sua personalissima versione, a base di anice stellato (Illicium verum Hook.f.), unito a spezie di qualità pregiata: è la nascita della “Sambuca Extra Molinari”, un prodotto di assoluta eccellenza che arriverà a conquistare il mercato internazionale grazie alle esportazioni e alla tecnologia unite ad abili strategie di marketing, tutte operazioni nate dalla mente geniale dell’imprenditore romano, in grado trasformare un liquore prodotto localmente in una delle bevande alcoliche più note e apprezzate al mondo.
L’avventura della “Sambuca Extra Molinari” ha inizio nel 1945, a guerra appena finita, in un piccolo opificio artigianale di via Isonzo, nella periferia nord di una città ridotta in macerie dai bombardamenti del secondo conflitto mondiale. Si trattava di un laboratorio a gestione familiare con un paio di lavoranti che produceva poche centinaia di bottiglie al mese destinate alle famiglie più agiate e per alcuni caffè della città. Il liquore apprezzato come digestivo e bevanda dissetante nelle calde giornate estive, riscuote un successo immediato che nel giro di pochi anni travalica i confini di Civitavecchia e conquista anche la Capitale. Sarà lo stesso Angelo con i figli Marcello e Mafalda a suggerire la bevanda ai barman e i ristoratori di via Veneto, storica via della “Dolce Vita” romana tra i ’50 e i ’60, che la servivano con qualche chicco di caffè (stiamo parlando della leggendaria sambuca con la “mosca”) conquistando l’apprezzamento di celebrità del mondo dello spettacolo come Marcello Mastroianni, Anita Ekberg e Walter Chiari.
La nascita di un mito
Siamo negli anni del grande boom economico, il prodotto va forte e nel 1958 si inaugura un nuovo stabilimento a Civitavecchia, in via Berbera, destinato ad una produzione a livello industriale che dopo aver conquistato il mercato regionale, invade anche quello nazionale e approda alla Fiera di Milano. Accanto alla Sambuca si aggiungono una vasta gamma di liquori, tutti originalissimi, come il “Moliovo”, il liquore allo zabaione contenuto nel caratteristico involucro a forma di uovo, il “Molidry”, al sapore di agrumi, nonché diversi tipi di sciroppi e preparati per dolci. Tutti prodotti di grandissimo successo pubblicizzati a livello nazionale in manifestazioni e caroselli. Ci sono slogan che sono rimasti impressi nella memoria del grande pubblico come: “Occhio all’etichetta”, “Non si dice sambuca, si dice Molinari” o ancora “Ho un solo torto, non sono straniera”. Si trattava di spot adatti alle famiglie con un tipo di comunicazione innovativa e testimonial d’eccezione quali l’attore Carlo Giuffrè, il giornalista Folco Quilici e il campione di tennis Adriano Panatta, solo per citarne alcuni. Compaiono anche i primi esempi di “bere responsabile” con il celebre Carosello in cui l’attore Walter Chiari recitava:” Bere troppo fa male, bere male fa peggio, bevi poco ma bene, bevi Sambuca Molinari”. Nel 1964 si inaugura la costruzione del moderno e ampio stabilimento di via Aurelia, a Civitavecchia, che segna il passaggio della “Molinari” da azienda artigianale a industria internazionale. Il successo è accompagnato da prestigiosi riconoscimenti come quello conferito nel 1963 assieme ai nomi di altre grandi industrie italiane e quello di rilevanza internazionale assegnato due anni più tardi ad Angelo Molinari in Francia. Il 1967 vede l’entrata in azienda di Antonio Molinari, figlio di Angelo, accanto ai fratelli Marcello e Mafalda. Un anno che segna profondamente la storia dell’azienda e della famiglia Molinari è il 1975: a Colfelice, in Ciociaria (Frosinone) si inaugura un nuovo stabilimento ad alto livello di automazione, una struttura all’avanguardia per quei tempi rispetto alla media dell’industria italiana, in grado di produrre 60.000 bottiglie al giorno, un numero ben diverso dalle 300 bottiglie al mese prodotte nel piccolo opificio artigianale di via Isonzo. Nello stesso anno viene a mancare Angelo, fondatore e anima dell’azienda. Verso la fine degli anni ’70 la storica “Sambuca Manzi” verrà acquisita dalla Molinari, che attraverso tale operazione garantirà la sopravvivenza di un prodotto che avendo perso la concorrenza sul mercato, era destinato a scomparire per sempre. Negli anni ’80 la Sambuca Molinari continua ad imporsi con successo nel mercato italiano e conquista quello estero divenendo nell’arco di soli cinque anni uno tra i prodotti italiani più famosi nel mondo. Il nome “Molinari”, sinonimo di Sambuca, compare in pubblicazioni di valore, manifestazioni sportive e non solo. E’ da sottolineare l’impegno nel sociale che nel 2006 vede l’istituzione di una fondazione voluta fortemente da Mafalda Molinari, scomparsa recentemente, per onorare la figura di suo padre Angelo e per contribuire al progresso delle conoscenze scientifiche, soprattutto in campo medico, attraverso la promozione, l’organizzazione e la sponsorizzazione di numerose iniziative di grande spessore culturale e umano.
Un successo inarrestabile
Oggi la Molinari Italia S.p.A. esporta in 70 paesi circa il 25% delle oltre 9.500.000 di bottiglie di liquori (sambuca e non solo) prodotte annualmente, registrando un fatturato totale di 53 milioni di euro (dati relativi al 2014). Si tratta di numeri importanti che rappresentano solo l’ultimo capitolo di una storia - come si è visto - assolutamente straordinaria, quella di un’azienda nata dal nulla che dopo 70 anni, attraverso il passaggio di tre generazioni, è riuscita a mantenere inalterato il proprio successo vincendo l’ardua sfida della competizione internazionale. Un successo crescente e inarrestabile che continua a portare in alto il nome del made in Italy di qualità e, con esso, naturalmente, anche quello di Civitavecchia.
Evviva la Sambuca Molinari!
Si ringrazia Federica Baccari e i suoi colleghi della “Molinari Italia S.p.A” (sezione marketing) per avermi concesso gentilmente i dati economici dell’azienda.
Dedicato alla memoria di Angelo, Marcello e Mafalda Molinari