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Civitavecchia è una città specializzata nel mancare gli appuntamenti con la storia. Ora ne ha uno nuovo, forse l’ultimo, per far partire davvero il settore termale. E, come sempre, il rischio è che venga archiviato sotto la voce "grandi incompiute".
La notizia è nota: la famiglia Sensi, imprenditori seri e con una lunga e solida esperienza nella gestione delle Terme di Viterbo, ha avanzato una proposta per realizzare a Civitavecchia un impianto termale privato. Una buona notizia, che in qualunque città normale accenderebbe entusiasmo e stimolerebbe una mobilitazione collettiva per favorire un investimento in grado di riaccendere un settore di cui si parla da quasi mezzo secolo.
Invece da noi, il primo riflesso è il solito: prudenza, distanza, burocrazia. Il sindaco Piendibene ha parlato di “complementarità” tra il progetto dei Sensi e quello delle “terme pubbliche”. Parole apparentemente concilianti, ma che tradiscono una preoccupante staticità. Perché in realtà non c’è alcuna sovrapposizione: i Sensi propongono un investimento totalmente autonomo, fuori dal perimetro della famosa “variante termale” su cui il Comune continua a puntare – e a spendere – senza muovere un passo concreto.
Lo dimostra l’ennesimo stanziamento di 400.000 euro (soldi pubblici) per “verificare i pozzi” all’interno della variante, in attesa di conferire l’area e la struttura incompleta dell’albergo al famigerato fondo immobiliare a regia regionale, quello in cui sono già finiti Fiumaretta e – a quanto pare – anche l’ex Italcementi. Lo stesso fondo a cui l’Amministrazione vuole affidare pure le terme. L’advisor incaricato è già in azione anche per questo.
Nel frattempo, però, Civitavecchia continua a non avere uno stabilimento termale funzionante. Eppure, nonostante decenni di parole, progetti, varianti, contenziosi, oggi esistono due possibilità: da un lato l’investimento privato, subito realizzabile, a costo zero per le casse pubbliche; dall’altro un’area di proprietà comunale di oltre 10 ettari, con destinazione termale-recettiva e una struttura grezza da completare, ferma lì da trent’anni.
Ma il Comune non sembra in grado di valorizzare il patrimonio che ha, né di favorire quello che arriva da fuori. In altri contesti si sarebbe già aperto un tavolo tecnico, si sarebbero costruite sinergie. Qui, invece, si fa fatica persino a vedere l’opportunità.
Eppure, un’iniziativa come quella dei Sensi potrebbe rappresentare la scintilla tanto attesa per accendere l’intero settore. Perché – anche se in parallelo e su percorsi differenti – un primo progetto termale realizzato davvero a Civitavecchia cambierebbe la percezione della città, attirerebbe turisti, investitori, occupazione.
Non serve aspettare che tutto sia “pronto” sulla carta: serve iniziare. E serve farlo adesso. Perché chi continua a rimandare nell’attesa di un “piano perfetto”, finisce col restare fermo per altri trent’anni.
La storia, a volte, bussa piano. E se non si apre, se ne va.
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