In Consiglio comunale, sulla mozione presentata dai consiglieri di minoranza riguardo alla vicenda dell’Unione Musicale Civitavecchiese, è andata in scena una rappresentazione che resterà come un caso di scuola di politica locale: quando la maggioranza sceglie di non difendere, ma nemmeno di correggere, lasciando che tutto cada in un imbarazzante vuoto.

Il sindaco Marco Piendibene, a causa del palese conflitto di interessi per motivi familiari con l’Unione Musicale, aveva già evitato di essere presente al momento dell’approvazione della famigerata delibera di giunta che “compensava” 160.000 euro di debiti dell’associazione con 82 prestazioni della banda. Una formula di “scambio” a dir poco singolare, considerato che molte di queste esibizioni non erano state neppure concordate con il Comune e che qualcuna risulta datata addirittura in pieno lockdown per il Covid, quando di pubblico e di piazze non poteva esserci traccia.

Eppure, quando in aula si è discusso della mozione che avrebbe potuto rappresentare una ciambella di salvataggio politica — prendendo atto delle criticità, impegnando l’ente a rivedere gli atti e a evitare guai peggiori — la maggioranza ha scelto la via più incomprensibile: bocciarla, nel silenzio, senza levare neppure una voce o una nota a sostegno del primo cittadino, lasciando al tempo stesso il sindaco solo, come un pianista che suona in una sala vuota e costringendolo a intervenire - e votare - su un argomento sul quale il conflitto di interesse era ed è palese, al punto che aveva evitato di prendere parte alla giunta in cui venne deliberata la compensazione.

Il risultato è che oggi Piendibene ha messo in difficoltà tutti: se stesso, che dovrà spiegare perché ha voluto “sciogliere” in quel modo il nodo dell’Unione Musicale; i suoi assessori, che hanno firmato quella delibera senza avere accanto il primo cittadino e che ora si trovano a doverla difendere; i consiglieri di maggioranza, costretti a dire no a un atto che poteva salvarli da un imbarazzo peggiore, mentre ora si trovano invece ad essere coinvolti, insieme al Sindaco e alla Giunta; i dirigenti comunali, chiamati a giustificare la regolarità di firme e pareri su un’operazione che non ha precedenti; l’Unione Musicale stessa, che ora rischia di vedersi chiedere indietro l’intero importo e di perdere anche l’uso dell’immobile comunale; e persino i consiglieri di minoranza, che a questo punto non hanno altra strada obbligata, in qualità di pubblici ufficiali, se non quella dell’esposto alla Corte dei Conti e all’ANAC.

Il punto centrale, però, è un altro: nessun’altra associazione o soggetto che gestisca uno spazio comunale ha mai avuto la possibilità di “compensare” debiti con prestazioni non richieste, o addirittura con lavori futuri, per importi peraltro così rilevanti. Per tutti vale la regola: pagare o lasciare.

Qui, invece, si è tentata un’eccezione clamorosa, che ora rischia di travolgere più di un protagonista.

In politica, certe occasioni per fare chiarezza capitano di rado. Questa era una di quelle. Ma la maggioranza ha preferito far finta di nulla, dimenticando che il silenzio, quando è troppo assordante, può diventare esso stesso una condanna. (I.A.)

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