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A pensarci bene, non c’è da stupirsi più di tanto. Da tempo, in molte realtà locali, Partito Democratico e Forza Italia governano insieme: dalla provincia di Viterbo ad altri enti intermedi, fino a collaborazioni silenziose ma efficaci nei palazzi romani.
Così, anche a Civitavecchia, il puzzle sembra completarsi con naturalezza. Il centrosinistra ha vinto al ballottaggio un anno fa solo perché Forza Italia ha spaccato il centrodestra, favorendo, di fatto, Marco Piendibene. Un fatto noto, ma che oggi assume un significato politico più profondo.
Non è un caso se, sul palco dei grandi progetti, il sindaco si spende in elogi per Roberto D’Ottavio, coordinatore cittadino di Forza Italia, ringraziandolo pubblicamente per il sostegno al progetto Italcementi. E non è un caso se D’Ottavio ricambia con eguale enfasi. In questo scenario, il quadro si complica ulteriormente se si guarda al Lazio, dove il coordinatore regionale del Pd Daniele Leodori e quello di Forza Italia Claudio Fazzone sembrano ormai avere punti di convergenza, se non di intesa, su molte partite strategiche. Un’intesa trasversale che, vista da Civitavecchia, appare sempre di più come una maggioranza parallela e silenziosamente operativa.
Chi non può dirsi stupito è certamente Enzo D’Antò, “sindaco aggiunto” della giunta Piendibene, che su Italcementi, le Terme di Traiano e il fondo immobiliare sembra parlare la stessa lingua di D’Ottavio, molto più di alcuni alleati “di sinistra”. E anche questo, ormai, non fa più notizia.
Semmai, fa notizia il silenzio. Quello, ad esempio, dei consiglieri di Avs, Ismaele De Crescenzo e Valentina Di Gennaro, gli unici ad aver mostrato – seppur timidamente – perplessità sull’operazione Italcementi e sull’influenza dell’advisor.
Finora hanno taciuto. Ma quanto potrà durare ancora questo silenzio, di fronte a un asse sempre più visibile tra Pd, Forza Italia e pezzi di M5S?
A parlare, è solo uno: il segretario cittadino del Pd, Enrico Luciani. È stato lui, mesi fa, a evocare con parole pesanti la "questione morale" nel cuore stesso della sinistra cittadina, proprio a proposito della vicenda Italcementi e dell’attività dell’advisor.
È stato sempre lui a interrogare pubblicamente il sindaco Piendibene sulla linea tenuta dal Comune sul phase out del carbone, accusando l’amministrazione di inerzia nei rapporti con Enel. Non è un caso, forse, che oggi Luciani sia sempre più vicino a essere messo alla porta del suo stesso partito, dove Piendibene preferisce puntare su una figura più docile e a lui fedele come Patrizio Pacifico, anziché su una personalità forte, autonoma e ingombrante come quella dell’ex presidente della Compagnia Portuale.
E mentre i giochi politici si muovono, la macchina amministrativa si inceppa. In silenzio, uno dopo l’altro i dirigenti del Pincio hanno rinunciato alle deleghe sull’urbanistica, dove – dicono in molti – la pressione dell’advisor privato si fa sempre più stringente. Un advisor, vale la pena ricordarlo, che doveva essere solo un consulente finanziario, ma che oggi progetta, propone, fa lobbying, incassa, e – secondo alcuni – condiziona anche le decisioni tecniche e politiche.
È in questo quadro che torna a galla una domanda semplice, eppure mai risolta: il patto con il centro serve a rafforzare Piendibene o a ingabbiarlo? E’ una legge del contrappasso: come il suo predecessore e collega-avversario di partito Pietro Tidei, anche Piendibene si trova a dialogare meglio con lo sguardo rivolto al (centro)destra che non alla sua sinistra. Con buona pace della originaria matrice arcobaleno della sua amministrazione.
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