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Don Ivan Leto*
Dopo il Prologo, che mostrava il Verbo (Gesù) nelle profondità di Dio, egli stesso Dio, in questa domenica, parla Giovanni Battista. Non c'è il racconto del battesimo-già avvenuto- ma c'è la consapevolezza di chi è l'agnello di Dio. Il Battista addita Gesù come l'agnello di Dio, "colui che toglie il peccato del mondo".
Siamo all'inizio della vita pubblica di Gesù, ma anche all'inizio del quarto Vangelo, subito dopo il Prologo (Gv 1,29-34). E’ come se dopo la vertiginosa introduzione teologica, ne seguisse la traduzione nel linguaggio della storia, della testimonianza di chi ha visto scendere e rimanere su quell'uomo lo Spirito di Dio e questa è la prova della superiorità di Gesù, riconosciuto come il Messia. La testimonianza di Giovanni nasce dall'esperienza di "aver visto", perciò è valida e assodata. Il dito di Giovanni ci indica Gesù, l'agnello eletto, l'agnello pasquale esaltato sulla croce.
Il peccato del mondo è chiamato al singolare, perché è il grande peccato, la comunione spezzata, le nozze infrante, l'esilio ad una distanza umanamente incolmabile, che solo Dio può estinguere. Il peccato è del mondo perché è l'amaro che invade il creato, senza eccezioni. Per togliere i peccati, il popolo ebreo aveva bisogno di un tempio e di un agnello. Quando ci fu la Pasqua definitiva, celebrata da Gesù, egli non ebbe n'è tempio n'è agnello.Fu lui stesso il vero agnello e il tempio vivo nel quale Dio abita e si fa incontrare.
*Don Ivan Leto
sacerdote della Diocesi
Civitavecchia-Tarquinia