CIVITAVECCHIA – «Un preoccupante silenzio è calato sulla vicenda Torrevaldaliga Nord, che dall’inizio del nuovo anno sembra uscita dal dibattito politico». L’allarme lo lancia l’Usb, in attesa anche della convocazione ufficiale del tavolo interministeriale sul tema. Ed il sindacato fa riferimento ad una situazione definita sempre più preoccupante. «I gruppi di produzione sono fermi da tempo, i traffici navali risultano azzerati, mentre si moltiplicano i segnali di un ulteriore disimpegno – hanno spiegato - sia da parte Enel, che accelera sulle uscite del proprio personale, e sia da parte delle ditte appaltatrici che vedono continuamente ridursi i lavori assegnati. E quindi si preparano a nuovi tagli, con tutto ciò che socialmente ne consegue. Del resto, come si sa, il lavoro in appalto serve a questo: non solo ad abbassare i costi del lavoro e della sicurezza, ma soprattutto a liberarsi dei lavoratori eccedenti all’occorrenza, anche se per anni si sono maturati notevoli profitti e il committente è un’azienda a rilevante partecipazione pubblica. Se dunque il silenzio può far comodo ad Enel, che pare oggi orientata a una lenta e progressiva dismissione delle attività, di certo non può essere l’obiettivo delle istituzioni impegnate sulla vicenda. Che forse hanno concesso fin troppo credito all’azienda elettrica, aspettando da questa un piano industriale che avrebbe dovuto essere risolutivo, salvo poi scoprire che nel piatto non c’era niente. Con questa consapevolezza si è quindi arrivati alle feste, ma ora? Ora che le feste sono passate e siamo già a gennaio inoltrato, sarebbe bene che Governo e Regione espongano finalmente i loro piani per il territorio. Ma, come si diceva, ancora tutto tace, visto che il Mimit e la stessa Regione Lazio dovevano convocare importanti riunioni di cui non si ha notizia – hanno aggiunto – Civitavecchia ha un sistema di imprese che in buona parte è cresciuto in simbiosi con le centrali termoelettriche e che, senza di queste, non pare capace di reinventarsi né di assorbire le centinaia di lavoratori che rimarrebbero senza lavoro. Non senza aiuti allo sviluppo. In questi giorni apprendiamo dalla stampa notizie confortanti circa la cantieristica, ma è chiaro che in una prospettiva più generale la città non può affrontare da sola questa transizione: serve quindi che Enel assicuri continuità occupazionale e serve inoltre che le istituzioni favoriscano l’insediamento di nuove imprese, nei tanti modi in cui è possibile farlo e soprattutto mettendoci dei soldi».

Su come procedere in questa fase così delicata, secondo Usb, «è un tema che deve porsi con urgenza l’intera città, che avendo espresso comuni intendimenti – hanno concluso dal sindacato – deve ora mettere in campo tutta la forza necessaria a realizzarli. Se occorre, anche andando a protestare sotto i palazzi romani. Perché davvero non si può più attendere».