CIVITAVECCHIA – Quando ad ottobre venne illustrato il secondo rapporto sull’attrattività dei distretti industriali del Lazio, con lo studio condotto da Unindustria, Luiss Business School e dalla Fondazione Bruno Visentini con il contributo della Camera di Commercio di Roma, era stato messo in evidenza chiaramente che per attrarre nuovi investimenti nelle aree industriali sarebbero state necessarie agevolazioni fiscali e infrastrutture efficienti. In particolare, mentre non si rilevano particolari differenze per l'Imu, la tassazione della Tari incide in modo diverso da comune a comune, condizionando chi decide di fare impresa. E in questo senso Civitavecchia risulta essere tra i comuni dove l’impatto della fiscalità locale è tra i più alti della Regione Lazio. Le imposizioni tributarie sulle aziende pesano in alcuni casi anche 4 volte in più rispetto ad altri Comuni della Provincia di Roma.

«Costi - aveva spiegato in quell’occasione il presidente di Unindustria Civitavecchia Cristiano Dionisi - che gravano sulle imprese che rischiano di rendere poco competitivo il nostro territorio. Per fare un esempio la Tari: un’azienda che possiede un capannone di piccole dimensioni paga oltre 10 mila euro contro i 2500 di Pomezia. I dati emersi ci impongono una riflessione immediata per capire come risolvere queste criticità».

Proprio in quell’occasione, ha ricordato Dionisi, «avevamo proposto un tavolo di lavoro insieme al Comune di Civitavecchia per affrontare - ha spiegato - il tema della competitività e dell’attrattività del nostro territorio. Siamo pronti a lavorare insieme per mitigare quei costi che rischiano di pesare sull’operatività delle nostre imprese e di rendere il territorio poco appetibile per le aziende che vogliono investire in città e ci aspettiamo un’attenzione anche verso i capannoni industriali, come è stato già fatto per altre categorie».

Ebbene, sono trascorsi diversi mesi, ma non sembra che la questione sia stata messa ai primi punti delle agende delle istituzioni cittadine.

«Questa statistica - ha fatto eco il presidente di Confcommercio Graziano Luciani - non fa altro che confermare che a Civitavecchia fare impresa è sempre più difficile per questi costi: con tariffe del genere in meno di quattro anni sono stati inoltre bruciati 7 milioni di capitale sociale versati dal Comune. Il nostro obiettivo - ha concluso - è quello di livellarle con i comuni limitrofi in modo da essere competitivi alla pari e attrarre aziende pronte ad investire».

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