CAPRAROLA - «Cosa sta accadendo alla nostra Terra? Cosa accadrà alle nostre aziende? Perché tanto interesse speculativo su questo piccola porzione di Italia?». A porsi questi interrogativi è una categoria di lavoratori: quella degli agricoltori. A spiegarne i motivi è Fernando Monfeli, presidente Asta (Associazione spontanea per la tutela degli agricoltori). «Sono queste le tante domande che ormai molti dei nostri associati mi rivolgono e ad esse non posso dare risposte perché ancora le risposte non ci sono. Posso solo fare constatazioni: 21 aree idonee a ospitare la discarica nucleare, cinque richieste di scariche per rifiuti, l’80% delle fonti di energia rinnovabile di tutto il Lazio e adesso la geotermia sul lago di Vico. Vedendo l’entità dei progetti e considerando cosa è la Tuscia - prosegue Monfeli - posso constatare che è in atto un progetto di riqualificazione del territorio, una delle provincie a più alta specializzazione agricola d’Italia potrebbe diventare da una parte un polo energetico e dall’altra un bacino di raccolta per i rifiuti. In sostanza un territorio da sfruttare e da non sviluppare», osserva il presidente dell’Asta.

«Quali vantaggi potremmo trarre da questo sfruttamento noi che abitiamo la Tuscia e che abbiamo investito sul suo sviluppo? I vantaggi non potranno esserci - sottolinea Monfeli - perché sviluppo e sfruttamento non possono andare d’accordo, se lasceremo che si compia la colonizzazione del territorio potremmo subire solo gli effetti negativi di questo programma di sfruttamento. Vedremo i nostri terreni espropriati in nome di una discutibile pubblica utilità, vedremo ignorato il nostro percorso di valorizzazione dei prodotti, vedremo cancellata la nostra storia millenaria, vedremo la nostra identità demolita».

«Ecco perché come agricoltori - dice in conclusione Monfeli - ci stiamo opponendo a ogni progetto che porta ad una squalifica del territorio ed ecco perché anche oggi sentiamo il dovere di opporci al nuovo progetto di esplorazione geotermica a Caprarola che, come primo effetto, ha già portato ad una richiesta di esproprio di terreni agricoli in nome di una pubblica utilità di cui non riusciamo ad identificare il senso».

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