''Si chiama Don Giorgio Picu,è di origini rumene ed è Parroco nella parrocchia di Gesu' Divino Lavoratore in Civitavecchia. L'ho visto la prima volta dieci anni fa quando ha officiato il funerale di mia suocera; era la sua prima funzione in questa chiesa. Benchè io non sia un assiduo, il sabato sera o la domenica mattina prendo la messa da lui celebrata e nel tempo ho maturato la convinzione,condivisa da quanti conosco,che sia persona pulita,equilibrata,onesta,fedele al suo ministero,attaccato alla sua parrocchia e molto preparato in campo teologico. Questo particolare aspetto mi ha incuriosito ed ho cercato di capirne l'origine. Ho così saputo da un libro, che racconta la fuga,i pericoli e le difficoltà superate nel 1976 da lui e un altro giovane per uscire dal regime comunista di Ciausescu ed arrivare a Roma per farsi prete cattolico,che il suo percorso universitario in Romania si era compiuto nella facoltà di Teologia.
Durante il suo mandato di Parroco al Gesu' Divino Lavoratore Don Giorgio ha realizzato notevoli lavori di mantenimento e miglioramento della chiesa,ha fatto rifare tutto il tetto perché pioveva dentro, vi ha fatto installare a mezza altezza lungo il perimetro interno una serie di soppalchi per dare posto a chi prima rimaneva fuori ed altro in quanto al pagare alla sua predica l'ho sentito dire io non vi chiederò mai soldi, voi sapete quali sono i debiti,fate quel che potete piano piano pagheremo.
E veniamo al dunque. Esisteva nella chiesa un solo confessionale,un parallelepipedo in legno,piccolo,completamente chiuso,posto in un angolo buio,dove bisognava contorcersi per entrare e dove il prete doveva restare per ore senza ricambio d'aria. Esisteva anche un andito di passaggio,un corridoio tra la sacrestia e la chiesa che prete e chierici dovevano percorrere già paramentati prima e al termine delle funzioni. Esistevano infine tre Crocefissi vicino all'altare centrale:uno grande attaccato al muro,uno alto una quarantina di centimetri al centro dell'altare e uno su asta al lato destro dell'altare. E qui sorge il problema dibattuto al scorsa settimana su giornali e televisioni:il Parroco Don Giorgio,al fine di migliorare la funzionalità ed anche il tono della chiesa,vi ha fatto aprire una porta di comunicazione diretta con la sacrestia,ha impiegato il preesistente andito di passaggio per ricavarci un confessionale vivibile chiamandolo cappella della riconciliazione, vi ha fatto collocare il Crocifisso grande che prima stava al muro sopra l'altare, prevedendo di porre qui un'opera pittorica in tre parti a soggetto religioso,donata dalla Scuola d'Arte in cambio delle lezioni tenute da Don Giorgio nella stessa. I parrocchiani che frequentavano la chiesa ne sono rimasti entusiasti,gli altri no. Motivo del rammarico la rimozione del grande Crocifisso dietro l'altare,perché là era e là doveva restare nei secoli e il prete non si permettesse di interferire perché la chiesa l'avevano fatta loro e solo loro potevano disporne. L'argomento era pidocchioso,perché se c'era un posto dove Cristo doveva essere veramente grande nella sua bontà e misericordia e si voleva connotare questo concetto anche visivamente allora il posto piu' adatto a quel Crocefisso era proprio la cappella della riconciliazione fatto era che del Cristo a molti convenuti nelle riunioni parrocchiali indette da Don Giorgio non importava proprio nulla; per loro l'occasione era buona per sfogare un livore xenofobo contro il prete e così hanno trovato il modo di gridare a Don Giorgio che era un prete ortodosso, che si interessava piu' dei rumeni che dei suoi parrocchiani,che chiedeva continuamente soldi alla gente,che quando nella predica incespicava cominciava a parlare rumeno e non si capiva piu' niente (mai successo!). Dalle poche battute sopra scritte sull'epoca dell'arrivo in Italia del giovane Picu e sulla sua preparazione al sacerdozio a Roma,da una valutazione pur anche superficiale qual è possibile evincere dalla descrizione fatta delle sue realizzazioni,si capisce che vera materia del contendere non c'era. Cio' non toglie che la marea di invettive e falsità lanciategli addosso abbiano fatto dire a Don Giorgio nella predica: ma dopo dieci anni che siamo assieme voi veramente così mi vedete? Perchè se è così io me ne vado e lascio il posto ad altri. A prescindere dal fatto che rimane sempre da chiarire se il parere delle oche,perché starnazzano forte,valga piu' di quello delle anatre, è senza dubbio comprensibile la delusione,il profondo rammarico e lo sconforto che hanno colto Don Giorgio,che certamente non si aspettava un trattamento del genere,in quanto nulla aveva fatto né di male né di sbagliato. Si è nel frattempo diffusa la voce che altro prete brami prendere il suo posto;se fosse vero,se davvero a insufflare tante cattiverie fosse stata la gelosia di altro prete, la cosa sarebbe quanto meno meschina. In ogni caso sappia Don Giorgio che i parrocchiani che lo conoscono lo seguono con stima e affetto e in nessun caso vorrebbero che lasciasse la parrocchia. E' un brutto momento, ma passerà''.
Dott. Antonio Tobaldo