Don Ivan Leto*
La parabola del figlio prodigo è l’ultima delle tre parabole che formano il capitolo 15 del vangelo di Luca. In tutte e tre viene perso qualcosa che si amava (una pecora tra cento, una dracma tra dieci, un figlio tra due) e viene ritrovato, riempendo di gioia il cuore della persona che aveva sofferto per la perdita. La parabola del figlio prodigo o, meglio, la parabola del padre prodigo di amore sintetizza tutto il vangelo: a partire da una storia profondamente umana, Gesù ci rivela il cuore del Padre. Tre personaggi in gioco (il padre, il figlio minore e il figlio maggiore) e tre scene in questa storia universale e indimenticabile nella quale tutti si riconoscono. La prima scena (Lc 15,1-3.11-32) è semplicemente un’introduzione al dramma che si scatenerà nel cuore del figlio minore. Stanco di stare in casa e annoiato dalla vita quotidiana, sogna un altro mondo, con nuove esperienze ed emozioni. Alla fine si decide.
Reclama l’eredità di suo padre mentre è in vita e abbandona la casa. In terre lontane spreca la fortuna che altri hanno accumulato con sacrificio e lui che era figlio in una casa ricca diventa servo badando ai maiali. Mosso dalla fame più che dall’amore, decide di chiedere perdono e di accettare il castigo in modo da poter mangiare. La seconda scena è dominata dalla figura del padre che attende contro ogni speranza. Appena si profila all’orizzonte la figura del figlio, esce correndo ad abbracciarlo. Sorprende la sua bontà. Nessun rimprovero, solo perdono totale e gratuito. Gioia, festa e banchetto. Suo figlio che era morto è tornato in vita, era perso e lo ha ritrovato. La terza scena descrive la figura del figlio maggiore. Perfetto esecutore, considera la conversione necessaria solo per gli altri. Soddisfatto dalla propria condotta irreprensibile, esige perciò una ricompensa. Incapace di amare, non sa essere fratello perché non ha ancora imparato a essere figlio. È questa una lezione magistrale sulla riconciliazione e sull’amore incondizionato. Dio che è rappresentato dal padre in questa parabola guarda con benevolenza, bacia con dolcezza e abbraccia con tenerezza.
*Don Ivan Leto
parroco di San Gordiano
Diocesi Civitavecchia - Tarquinia