CERVETERI - «L’omicidio Kercher è da ritenersi un cold case ovvero un omicidio irrisolto». A parlare è la criminologa Linda Corsaletti, intervenuta sulla presentazione a Cerveteri del libro “Il beneficio del dubbio” di Rudy Hermann Guede e scritto insieme al giornalista Pierluigi Vito. Una presentazione quella proposta dal rifugio degli Elfi che ha generato nei giorni scorsi forti polemiche in città tanto addirittura da chiedere l’annullamento dell’evento che si svolgerà in sala Ruspoli alle 18. «Avendo letto commenti di forte indignazione, alcuni seriamente offensivi, ci tengo in qualità di criminologa a fare delle puntualizzazioni per dare maggiori strumenti conoscitivi a chi sta fortemente criticando l’evento organizzato dal rifugio degli Elfi e al quale sarò presente», ha proseguito la criminologa. «Ritengo che sia il caso di stemperare gli animi anche per questioni di ordine pubblico. Vorrei iniziare col dire che l’omicidio Kercher è da ritenersi un cold case ovvero un omicidio irrisolto. È uno di quei casi in cui la realtà storica, fattuale e quella processuale non si sono mai incontrate. Questo a causa del pressapochismo con il quale sono state condotte le indagini. All’epoca dei fatti – ha proseguito ancora Corsaletti – ero il braccio destro di un noto criminologo e ho potuto studiare gli atti e vedere il video del sopralluogo tecnico sulla scena del crimine e foto del cadavere e posso affermare con certezza che c’è stata una totale compromissione della scena criminis. Errori e dimenticanze investigative vengono fortemente sottolineate anche nella sentenza e a causa di tali errori le tracce rinvenute sono state rese inservibili ed hanno prodotto un effetto domino nella genesi di un clamoroso errore giudiziario. Quegli errori e lo dice la sentenza stessa hanno fatto si gli elementi a carico dei coimputati di Rudy Guede a causa della superficialità di chi ha effettuato il sopralluogo, non siano stati ritenuti in grado di superare il ragionevole dubbio. Sentenza importantissima in quanto traccia in modo netto le linea guida sull’ utilizzabilità della prova scientifica in base ai protocolli internazionali. Nella stessa sentenza si esclude che Rudy Guede sia da ritenersi l’esecutore materiale di questo efferato omicidio. In un processo fortemente mediatico e indiziario serviva però dare in pasto a l’opinione pubblica un colpevole. La stampa di settore non perse tempo a delineare un profilo dell’assassino perfetto per Guede scavando nel torbido, tirando fuori elementi che nulla aggiungevano alla dinamica dei fatti ma contribuivano soltanto a creare un fitto alone di mistero e dubbio intorno a colui che a causa di un passato difficile e del colore della sua pelle era il perfetto capro espiatorio. D’altronde – ha proseguito ancora Corsaletti – ancora oggi stereotipi culturali fortemente presenti nei confronti del “diverso” generano diffidenza, basti pensare cosa troppo spesso sentiamo ancora dire a un bambino che combina qualche marachella ovvero: “se non ti comporti bene, arriva l’uomo nero e ti porta via”. Il preg
iudizio viene inculcato alle persone già da bambini. Rudy Guede ha fatto degli errori che lui stesso ha ammesso, ha scontato la sua condanna (in concorso con altri, ma senza gli altri) . Invito tutti a cercare la sentenza di cui parlo, facilmente reperibile in internet per venire più preparati il giorno della presentazione».


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