Giovanni Masotti

Dopo i due anni di "bassa marea" provocati dallo spauracchio Covid, nel viterbese il boom dell'industria dell'ospitalità riassapora i dati aurei del 2019, anzi addirittura li supera. Allora si registrò il 15 per cento in più di arrivi e il 35 per cento in più di presenze. Nel 2022 siamo ancora più in là, dicono le proiezioni.

E il ponte dell'Immacolata conferma questo andamento virtuoso. Insomma, dopo la cappa di piombo di due stagioni terribili, il "Si preannuncia un periodo natalizio molto soddisfacente per il turismo viterbese - afferma Luca Balletti, presidente Federalberghi Viterbo - I dati previsti per le prossime festività, relativi alle presenze ed alla permanenza media dei turisti, sono in forte crescita e dopo anni caratterizzati dalla pandemia e dalle aperture a singhiozzo, finalmente si sta recuperando il terreno perduto e si sta consolidando il trend in ascesa cui avevamo assistito fino al 2019".

Visto anche l' andamento brillante del ponte dell'Immacolata, gli operatori turistici non esitano a prevedere il tutto esaurito o quasi per l'intero arco natalizio e per buona parte del prossimo anno, con una Viterbo tirata a lucido e - tcielo volge finalmente al sereno. ra qualche polemica - pronta ad accogliere nel modo migliore i visitatori italiani e stranieri. Ma i problemi, beninteso, dovuti anche al delicato contesto internazionale in cui stiamo vivendo, naturalmente non mancano.

"Il Covid, i cui effetti non sono stati ancora completamente debellati - spiega infatti Balletti - ha modificato le abitudini dei turisti con prenotazioni sempre più 'last minute' e con frequenti variazioni di programma. Si soffre poi la mancanza di visitatori orientali e russi, scomparsi del tutto dalle nostre città. Ma il problema numero uno - sottolinea il presidente Federalberghi Viterbo - è costituito dall' enorme aggravio dei costi energetici, che le strutture si stanno accollando non potendo riversare gli aumenti sulla propria clientela, a sua volta già gravata da pesanti fardelli economici".

E i consumi del Natale quanto ne risentiranno? Quale ne sarà il tratto distintivo? Per rispondere con un minimo di credibilità a questi interrogativi di fondo, occorre innanzitutto tenere ben presente quanto le tredicesime degli italiani, e quindi dei viterbesi, siano state falcidiate dal caro- bollette, dai rincari generalizzati e dall'inflazione. "La tredicesima effettiva di cui si disporrà - puntualizza Gianfranco Piazzolla, presidente Confimprese Viterbo - al netto dei costi e dei risparmi desiderati e aggiunte le risorse per il Natale da parte delle partite IVA, ammonterà non ai 44 miliardi nominali e ufficiali, ma appena a trenta miliardi, una cifra che tocca il minimo raggiunto negli ultini vent' anni".

Per quanto riguarda le prospettive dell' Alto Lazio, sostiene Piazzolla, "le stime sono viste in chiave negativa sia per la sterilità dell' economia, dei servizi e del commercio, sia per il forte indebolimento pregresso del comparto autonomo, che dovrà scegliere se pagare imposte attuali e arretrate o se destinare qualcosa al Natale con il rischio di vedersi arrivare pignoramenti e fermi amministrativi. Se è vero che su scala nazionale - prevede il presidente di Confimprese Viterbo - ogni italiano spenderà per i regali 160 euro e 130 euro per una bella cena natalizia casalinga a base di pesce, si stima che nel viterbese questi importi si riducano a 120 euro per i regali e a 100 per la cena". C'e' poco da stare allegri, dunque.

Anzi, e qui si torna al piano nazionale, il Codacons arriva a parlare di "Natale amaro per i consumatori italiani, chiamati a fare i conti con i fortissimi rincari dei prezzi di tutti i prodotti legati alle festività natalizie". A partire proprio da quelli in cui il Natale si identifica di più: panettoni e pandori. Per quelli industriali, infatti, si registrano aumenti medi del 37 per cento, talvolta - per alcune marche - si tocca il 59 per cento in più, una enormità. Migliore la situazione per i panettoni artigianali, per loro la media dell'incremento dei prezzi è del 10 per cento. Ma la lista degli aumenti natalizi è lunga e non risparmia niente e nessuno, nemmeno il classico albero di Natale. Mettendo a confronto i prezzi medi degli alberi sintetici venduti nel 2021 nelle principali catene commerciali, si scopre che oggi quegli stessi prodotti sono in commercio nei medesimi punti vendita al 40 per cento in più rispetto a un anno orsono. Lo stesso discorso vale per luci e catene luminose, con incrementi medi del 25 per cento. Non sfuggono a questa vera e propria stangata natalizia palline e decorazioni tradizionali per l' amato albero, una media del 20 per cento in più.

Questa è la poco rassicurante cornice che fa da sfondo all' atteso Natale 2022, la festività più importante e sentita dell' anno, la prima del dopo Covid. Inutile e semplicistico stracciarsi le vesti e incolpare di tutto la crisi energetica e la guerra in Ucraina, che pure un qualche rilevante ruolo ce l' hanno in questo sbilenco festival del Natale commerciale e super-caro. Diciamo la verità: nella maggior parte dei casi si tratta soltanto ed esclusivamente di fenomeni speculativi, che meriterebbero di essere perseguiti e trattati per quello che spesso sono: una corsa a depredare l' indifeso consumatore per tutelare comunque i propri guadagni. Un vero e proprio braccio di ferro tra chi vuole e deve vendere e chi vuole e deve risparmiare.

Speriamo che il Natale e la sua atmosfera non ne risentano troppo.

Giovanni Masotti