Annamaria Lupi

600 persone in difficoltà domenica saranno ospiti del pranzo solidale. L’iniziativa, la prima del genere a Viterbo almeno per quanto riguarda gli ultimi decenni, è nata dalla sinergia tra amministrazione comunale e la Scuola marescialli dell’Aeronautica militare. Un pranzo di Natale solidale «fortemente voluto dall’assessora ai Servizi sociali. - sottolinea la sindaca Chiara Frontini - Un’occasione, improntata alla sobrietà, con cui l’amministrazione esprime il massimo livello di vicinanza al territorio». Ringrazia la Scuola militare per la collaborazione affermando «è una realtà con cui l'amministrazione vuole camminare in sinergia con occhio attento e prossimo a tutti coloro che hanno bisogno». Un’iniziativa che l’assessore ai Servizi sociali Patrizia Notaristefano definisce «un simbolico abbraccio a tutta la città». Un abbraccio che accoglie 600 persone coinvolgendo «chi vive situazioni di difficoltà socio-economiche, le case famiglia, gli anziani soli e giovani e adulti che operano quotidianamente per superare le barriere delle disabilità». Grazie anche al supporto di tante associazioni che si sono messe a disposizione per l’evento: dalla Caritas alla Croce rossa, all’associazione Eta Beta che realizzerà i centrotavola. Un abbraccio che vede protagonista la Scuola marescialli dell’Aeronautica militare, la cui mensa ospiterà il grande convivio solidale. «Con questa iniziativa - afferma il tenente colonnello Massimo Bambini - ci sentiamo parte integrante del tessuto viterbese e su questo si innesca poi l’aspetto della solidarietà». Per il tenente colonnello sarà anche un’occasione «per i nostri allievi di dare una dimostrazione dei nostri principi di solidarietà e vicinanza, dando pure una mano in mensa». Un gioco di squadra per questo evento reso possibile anche grazie al lavoro svolto dal consigliere Giancarlo Martinengo, delegato ai rapporti con le Forze armate. Ringraziando la Scuola marescialli dell’Aeronautica, in particolare il colonnello Sandro Cascino, per «l’ennesima prova di solidarietà» Martinengo conclude: «E’ la dimostrazione di come si indossa la divisa all’insegna del motto “non lasciare mai nessuno indietro”».