Annamaria Lupi

Nazionalizzare le fonti e le infrastrutture idriche. Perché dietro le privatizzazioni, come quella che sta interessando Talete, si nasconde un'operazione di guerra economica condotta dalla Francia per acquisire i bacini idrici italiani.

A spiegarlo, alla nutrita platea accorsa nella sala consiliare di Palazzo dei Priori per l'incontro pubblico organizzato dal coordinamento comitati per l'acqua pubblica “Non ce la beviamo”, è Solange Manfredi. Esperta di geopolitica e guerra normativa e presidente del comitato scientifico MovimentoBlu, la Manfredi evidenzia: «La Francia conosce bene l'importanza economica dell'acqua, considerato come settore prioritario e strategico». Anche perché Oltralpe hanno necessità di avere a disposizione grandi quantità di risorse idriche per il funzionamento e il raffreddamento delle centrali nucleari. Una guerra che il governo francese porta avanti a livello normativo a monte di quella economica e «se si riesce a influenzare le leggi e imporre la propria posizione in Europa, il vantaggio competitivo è evidente» sottolinea la Manfredi che inoltre cita Enrico Letta tra i consulenti delle multinazionali francesi.

«I sistemi idrici in Italia sono sotto attacco continuamente - rimarca - ed è gravissimo non aver tutelato una risorsa strategica».Tra le soluzioni, per cercare di arginare la “calata” francese sui bacini idrici italiani, prospettate dall'avvocato Maurizio Montalto, presidente di Movimento Blu, quella appunto di nazionalizzare fonti e infrastrutture.

«Stiamo parlando di infrastrutture strategiche, e quindi legate anche a un problema di sicurezza nazionale, che in molte zone d’Italia sono già controllate dai francesi» spiega Montalto. Tanto per fare un esempio: «Nel Lazio il Peschiera è la più grande falda acquifera d’Europa ed è collegata ad Acea, nata come azienda pubblica ma controllata da Caltagirone e ancor di più dalle multinazionali francesi, e il controllo su queste ultime è del governo francese». Il presidente boccia l’istituzione delle Spa e la suddivisione in ambiti territoriali: «Un modello voluto dalle corporation, utile alle multinazionali, ma incompatibile con la gestione pubblica» e la tariffa unica regionale «con cui si gettano le basi per un Ato unico e un gestore unico». E, per ribadire l'importanza strategica delle risorse idriche, ricorda la proposta del precedente esecutivo nazionale: riportare le competenze attualmente in capo ad Arera sotto l’egida del governo. Posizione chiara quella di Montalto sulla questione della cessione del 40% delle quote di Talete a privati che avverte: «Stanno studiando soluzioni che portano non solo a passare ad Acea ma nelle mani francesi».

Paola Celletti del comitato “Non ce la beviamo!”, rivolgendosi ai sindaci e amministratori presenti - tra cui i primi cittadini di Viterbo Chiara Frontini e di Ronciglione Mario Mengoni - esorta: «Ci troviamo a un bivio, con il rischio che il 40% delle quote di Talete finisca in mano ai privati. L’acqua è un diritto universale ed essenziale, non possiamo lasciare che l'acqua pubblica venga privatizzata a favore delle multinazionali».