È di qualche mese fa, ma è emerso solo recentemente, il pronunciamento della Corte di Cassazione alla quale si era appellato Daniele De Pasolis, l’ex presidente dell’Università Agraria di Civitavecchia, arrestato a marzo scorso al termine di una indagine della Guardia di Finanza, posto inizialmente agli arresti domiciliari e accusato di peculato, abuso d’ufficio e falso.


Quest’ultimo ha presentato un ricorso per Cassazione, impugnando l’ordinanza del Tribunale del riesame di Roma che aveva annullato a sua volta l’ordinanza emessa dal Giudice delle indagini preliminari del Tribunale di Civitavecchia nei suoi confronti limitatamente ai reati di falso e abuso d’ufficio, riformando l’ordinanza in relazione ai reati di peculato e falso ideologico del pubblico ufficiale dell’incolpazione e, per l’effetto, aveva applicato allo stesso, cumulativamente per la durata di 12 mesi, in luogo della misura cautelare degliarresti domiciliari, le misure cautelari interdittive della sospensione dall’esercizio del pubblico ufficio ricoperto e del divieto di ricoprire uffici direttivi di imprese e persone giuridiche pubbliche e private, interdicendolo per il periodo sopraindicato dalle attività ad essi inerenti. La difesa di De Paolis aveva evidenziato come i prelievi “incriminati” dal conto dedicato fossero tutti avvenuti tramite bancomat, il cui unico detentore era un soggetto diverso da De Paolis, e cioè l’allora tesoriere dell’ente. Una tesi che non ha convinto la Cassazione che ha quindi respinto il ricorso di De Paolis giudicandolo infondato. Nel frattempo, lo stesso De Paolis, insieme agli altri due componenti del comitato esecutivo dell’Agraria Delmirani e Crisostomi, si troveranno davanti al gup a gennaio: per i tre la Procura ha chiesto il rinvio a giudizio.


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