La corrente elettrica può essere intesa come un flusso di una certa potenza che si presenta continuo oppure con lunghezza d'onda variabile. Laddove si renda necessario trasformare quindi la corrente alternata in continua, si possono utilizzare elementi denominati raddrizzatori, o diodi, che possono avere cadute di tensione davvero minime. Ciò consente di migliorare le performances di interi sistemi elettrici, interruttori e una moltitudine di dispositivi differenti, con campi di applicazione che vanno da quello industriale classico a situazioni ove si renda indispensabile invertire la polarità. Uno dei dispositivi più impiegati, per caratteristiche che incontrano tali esigenze, è di certo il diodo schottky.

Caratteristiche del diodo schottky
La corrente che passa in un diodo di tipo shottky subisce una perdita di tensione pari al massimo a 0,45 volt, ben inferiore a quello che avviene nei conduttori tradizionali, ove può arrivare a 1,7. Come un buon semiconduttore, dunque, questo tipo di diodo commuta la corrente in maniera veloce e con perdita minima. Ne consegue che la tensione del sistema in cui viene integrato resta costante e le prestazioni migliori. Proprio per tale motivo, un diodo shottky usato come raddrizzatore disperde una quantità minima di corrente.
A livello strutturale, il diodo schottky è composto da una parte centrale con giunzione metallica dove sono montati dei PIN al silicio. La polarità positiva dell'anodo viene convogliata nel catodo, divenendo negativa. I PIN totali possono andare da 3 a 6 a seconda degli usi e ovviamente si possono combinare più diodi shottky per sistemi complessi.
In fase di scelta occorre essere bene a conoscenza del fine ultimo di utilizzo del diodo, in quanto possono trovarsi varianti ad esempio nella temperatura massima supportata, che in fase di saldatura può arrivare a oltre 200 gradi (e comunque, a livello operativo, di solito non si superano i 150-170); oppure occorre conoscere la corrente continua massima che il dispositivo sopporta, la quale raggiunge anche gli 80 mA, o ancora i vari flussi di tensione cui si può sottoporre. Determinanti saranno ovviamente anche le dimensioni e la tipologia di montaggio.

Usi e campi di applicazione del diodo schottky
I diodi shottky si impiegano laddove si debba mantenere una batteria carica, commutare e raddrizzare una corrente alternata, supportare sistemi elettrici e persino pannelli solari. Il montaggio a pannello consente un fissaggio rapido e stabile anche in condizioni ove le vibrazioni siano notevoli, mentre quelli superficiali sono diffusi per la versatilità di applicazione. Non mancano i diodi con filettatura, che strutturalmente si comportano come una vite, oppure quelli ultra-sottili per circuiti stampati, che racchiudono tutte le loro potenzialità in uno spessore davvero minimo (magari anche in materiale plastico). Esistono dispositivi rotondi a forma di capsula o che si fermano mediante un perno.
I diodi, in particolare quelli di questo tipo, qualunque tipo di montaggio richiedano possono anche essere utilizzati per impedire che la tensione elettrica sia involontariamente invertita, cagionando danni anche ingenti o persino situazioni potenzialmente pericolose; un diodo LED è in grado di alimentare sistemi luminosi in maniera eccellente, in quanto emette fotoni. Si impiega anche nelle radiofrequenze, ove mantenere alta la velocità di onda è indispensabile, laddove occorra interrompere un flusso di corrente come in un interruttore o anche in casi nei quali sia necessario un alto livello di silenziosità generale.
I diodi shottky migliori sono accompagnati da documentazione tecnica esaustiva e dichiarazioni di conformità come l'indispensabile RoHS, ove viene esplicitato l'uso limitato o persino l'assenza di materiali potenzialmente pericolosi come diversi ftalati, mercurio, cromo, piombo e cadmio.