CIVITAVECCHIA - Seconda udienza ieri mattina del primo stralcio del processo sul concorsone di Allumiere, che vede imputato per abuso di ufficio e rivelazione di segreto soltanto il presidente della commissione esaminatrice Andrea Mori.

Sono stati sentiti come testi il consulente del pm che ha eseguito le copie forensi dei dati contenuti nei telefoni sequestrati alla commissione e diversi candidati, ed il maggiore dei Carabinieri Marco Belilli, che ha condotto le indagini. Il pm Alessandro Gentile ha interrogato il militare per circa 2 ore. Dai tabulati telefonici, e come confermato dallo stesso Belilli, è emerso che Mori non ha mai avuto alcun contatto con nessuno dei 16 candidati “politici”, per le cui assunzioni in Regione e in altri comuni del Lazio esplose mediaticamente la vicenda e poi, a seguito del successivo esposto di una partecipante al concorso, partì l’inchiesta.

Secondo il maggiore dunque Mori ha avuto contatti telefonici con altri candidati (secondo la difesa tutti motivati e motivabili per rapporti interpersonali non attinenti al concorso) ma non con i "nomi riferibili alla politica", come vennero definiti quando il caso esplose dal punto di vista mediatico.

Politica che nel frattempo è uscita dai processi, visto che è stata archiviata la posizione del sindaco di Allumiere Antonio Pasquini, inizialmente ritenuto nelle prime ipotesi accusatorie il presunto trait d'union con la Regione Lazio (subito dopo l'esplosione mediatica della vicenda si dimise il presidente del Consiglio regionale Mauro Buschini) dal momento che all'epoca dei fatti collaborava con l'ufficio di presidenza della Pisana dove poi sono stati assunti diversi dei partecipanti al concorso. Il clamore mediatico della vicenda e "Concorsopoli", come venne battezzata, partirono proprio da qui, salvo poi sgonfiarsi al momento di mandare alla sbarra soltanto il presidente della commissione che oggi risulta anche non aver mai avuto alcun tipo di contatto con i candidati "segnalati" come vicini alla politica e poi assunti in Regione o in altri comuni.

Quindi il processo aperto ieri, sulla base di queste premesse, non può più nemmeno essere definito, fin dalle battute iniziali come "Concorsopoli".

L'ex comandante della Compagnia di Civitavecchia ha poi ripercorso tutta la nota vicenda di quello che fin dal primo momento Mori definì un errore, ossia aver ammesso alla preselezione tutti coloro i quali ottennero il punteggio di 21/45, anziché 31/45 che era l'equivalente del punteggio originariamente richiesto di 21/30. In un secondo momento rispetto a quanto previsto nel bando, la commissione decise infatti di aumentare il numero delle domande da 30 a 45, ma al momento di selezionare i nomi di coloro che avevano superato la pre-selezione si arrivò comunque fino a 21, mentre lo stop sarebbe come detto dovuto essere a 31, voto equivalente su 45 quesiti.

L’udienza è stata aggiornata al 15 settembre per il controesame del teste da parte dell’avvocato Andrea Miroli, difensore di Mori, che ha anche sollevato una eccezione di inammissibilità per quanto rinvenuto su un telefono in sede di accertamento irripetibile, che è stata accolta dal collegio giudicante, presieduto dal giudice Francesca Romana Maellaro.

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